La bufala sugli alberi: mai così tanti in Italia

L'Italia non ha mai avuto così tanti alberi negli ultimi 1.500 anni e si parla di 12 miliardi di alberi su 11,1 milioni di ettari, il 36 per cento del territorio

La bufala sugli alberi: mai così tanti in Italia
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Oggi è la Giornata nazionale degli alberi (esistono giornate di ogni cosa, da noi) ma già serpeggia una sorta di truffa ideologica che non occorre arrovellarsi per argomentare: bastano dati e fatti. Premessina: i macina-soldi di Greenpace, a margine di questa Giornata nazionale, stanno cercando di far cassa e hanno convinto l'Ansa a fare un lancio per promuovere i suoi regali di Natale, «un piccolo gesto che fa rima con cambiamento un'azione in grado di fare bene agli altri e tutelare i fragili biosistemi». I doni da acquistare per la Giornata dell'albero sarebbero, tipo, casette per le api, tazze firmate, saponette alla lavanda e camomilla, fino a un calendario alimentare, insomma «regali solidali». Solidali con che? Con gli alberi? Seguono dati e fatti.

1. L'Italia non ha mai avuto così tanti alberi negli ultimi 1.500 anni (non accadeva dai tempi della guerra bizantino-gotica) e si parla di 12 miliardi di alberi su 11,1 milioni di ettari, il 36 per cento del territorio: fanno circa 200 alberi per italiano, e l'Inventario Forestale Nazionale dovrebbe essere aggiornato giusto quest'anno. L'ampliamento è stato del 28 per cento nel solo trentennio compreso tra il 1985 e il 2015, e gli ettari di foreste gestite in maniera sostenibile sono saliti a quota 980mila nel 2023, con un incremento del +5,9 per cento rispetto all'anno precedente. Nei primi decenni del Novecento, per dare un'idea, i boschi occupavano circa 3 milioni e mezzo di ettari (non 11) e già il Sole24Ore, nel 2018, ricordò che uno dei periodi più disboscati d'Italia fu il basso Medioevo: esempio perfetto ne è un noto affresco di Ambrogio Lorenzetti (1338-1339, Siena) dove si mostra la campagna toscana coltivata intensamente e senza boschi, diversamente da oggi.

2. Il paesaggio nei secoli cambia (il 50 per cento dei nostri alberi sono faggi, abeti rossi, castagni e querce) e il rimboschimento ha talvolta eliminato tipologie paesaggistiche o cosiddette biodiversità e ne ha introdotte altre, è normale: ma l'Italia resta la nazione al mondo con più biodiversità vegetale e animale (nessuno stato ha tante piante da semi come l'Italia, neppure il Brasile) e questo per tante varietà climatiche tra loro vicine ma parecchio diversificate. Forse è presto per riparlare di «foreste», ma il rimboschimento spiega anche la crescita, da alcuni ritenuta un problema, della vita selvatica, e cioè di cervi, cinghiali, lupi, linci, i famosi orsi, ma anche insetti o piante meno evidenti. Naturalmente c'è un ambientalismo a cui non piace neanche questo, e, tra la megalomania di chi pensa che l'uomo possa avere dominio totale sulla natura (nel male ma anche potenzialmente nel bene) non mancano voci generiche che ritengono prevalentemente «abbandonato in uno stato di degrado» questo rimboschimento.

3. Abbiamo alberi a strafottere, come visto, ma tutta una gara a piantarne di nuovi. Il Pnrr scritto dal governo Draghi prevedeva uno stanziamento di 330 milioni di euro per riforestare 14 città (6,6 milioni di alberi: ovviamente non è stato fatto) mentre, dal 2015, alcuni attivisti grillini di Milano e Reggio Emilia hanno lanciato «Alberi per il futuro» per piantarne altrettanti, mentre Legambiente aderiva al progetto «Life Terra» con l'obiettivo di piantarne 500 milioni (cinquecento) in cinque anni; dal 2015 ne hanno messi solo 40mila. Se andate su wikipedia, in ogni caso, i dati sulla clamorosa riforestazione del nostro Paese sono assenti, e si legge, alla voce «Giornata nazionale dell'albero», solo che «negli ultimi anni in Italia 2000 ettari di aree forestali vengono distrutte e rimpiazzate da cemento ogni ettaro contiene l'equivalente di mille tonnellate di Co2 sottratte dall'atmosfera».

4. Paradosso: abbiamo 200 miliardi di alberi ma siamo il maggior importatore europeo di legna da ardere, mentre l'industria del mobile importa il 90 per cento del legname che le serve. La guerra tra Russia e Ucraina ha peggiorato le cose e in poco più di un anno, nel 2022, i prezzi del legname erano più che raddoppiati. Il presidente di Federlegno, Claudio Feltrin, scrisse perciò alla Commissione europea per bloccare l'esportazione di tronchi prodotti in Europa e destinarli a uso interno.

Ma anche le nostre poche centrali basate su energie rinnovabili (tipo le biomasse legnose) importano il materiale da Canada, Brasile e Sud del mondo. Il risultato è che in Italia non si disbosca, ma gli ambientalisti più radicali criticano anche i viaggi transoceanici per procurarsi il legno: perché i viaggi inquinano.

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