"Cacicchi" nel Pd, chi sono e perché Elly Schlein non riuscirà a sfrattarli

"Non vogliamo più capibastone e cacicchi", aveva promesso la nuova segretaria Pd. Ma quello slogan dovrà fare i conti con la realtà e con l'influenza che gli storici esponenti dem hanno ancora sul partito

"Cacicchi" nel Pd, chi sono e perché Elly Schlein non riuscirà a sfrattarli

Alla più recente assemblea Pd, Elly Schlein aveva lanciato una sorta di ultimatum: "Abbiamo dei mali da estirpare, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari". Urca. La nuova segretaria dem non ci era andata per il sottile e aveva indirettamente fatto fischiare le orecchie ad alcuni storici pezzi grossi del partito. In realtà, la deputata luganese non aveva fatto nomi né cognomi, ma si era limitata a mostrare i muscoli davanti alla plaudente platea piddina radunatasi per incoronarla. Così, al di là dei toni in apparenza energici, la polemica scoppiata per quelle parole ha fatto un mezzo giro e si è poi afflosciata su se stessa.

Pd, chi sono i "cacicchi"

Con chi ce l'aveva la leader progressista? All'assemblea Pd in molti se lo sono domandati, cercando di intravedere volti e nomi in quella definizione così tranchant. Schlein li aveva definiti "cacicchi", come i capi di alcune comunità tribali in America del Sud, capaci di esercitare un potere accentratore. Per quanto poco lusinghiero, il riferimento era probabilmente agli esponenti dem con forti capacità di influenza sui territori e sulle varie correnti del partito. "Non vogliamo più vedere irregolarità sui tesseramenti", aveva anche tuonato Elly. E subito qualcuno aveva pensato alle problematiche di quel tipo ravvisate dal partito in Campania. Intervistata oggi su Radio1, l'ex sardina Jasmine Cristallo (ora nella direzione Pd) è tornata sull'argomento e a chi le faceva il nome di Vincenzo De Luca come possibile "cacicco" ha risposto: "Per la sua postura politica potrebbe esserlo, detiene il potere da tanto tempo nei suoi territori".

La nuova direzione nazionale e la vecchia guardia

Potrebbe, appunto. Nessun riferimento esplicito nemmeno in questo caso. L'intemerata della Schlein contro i "capibastone" piddini dev'essersi raffredata a tempi da record. Qualcuno forse ha fatto notare alla neosegretaria che quella sua uscita così spigolosa doveva fare i conti con la realtà. Ovvero, con l'influenza che i nomi storici del Pd (potenziali cacicchi o no?) hanno avuto nella composizione della nuova direzione nazionale. Se da una parte Elly è riuscita ad avere accanto a sé giovani in linea con le sue instanze ultra-progressiste, dall'altra non è mancata una folta rappresentanza legata alla lunga tradizione piddina.

La profezia di De Luca sul nuovo Pd

Ai vertici del partito, infatti, ci sono ancora nomi vicini a Dario Franceschini, ad Andrea Orlando, a Nicola Zingaretti, Giuseppe Provenzano, ed Enrico Letta. Ma anche al governatore pugliese Michele Emiliano e all'ex ministro Lorenzo Guerini. Tutti profili di primo piano che in qualche modo rappresentano la continuità con il passato dem (sconfitte annesse) e che legittimamente avranno ancora voce in capitolo. Così come la avrà Vicenzo De Luca, forse uno dei principali destinatari del messaggio lanciato dalla Schlein. Il governatore campano però non sembra essersi turbato, anzi. "Vedo un periodo di grande effervescenza e di grande allegria davanti a noi", ha detto ai cronisti nelle scorse ore.

Ecco perché la retorica del cambiamento e dei "cacicchi"

sfoderata dalla nuova leader di partito sembra destinata a un rapido ridimensionamento, se non altro nel breve termine. Il Pd non lo si cambia con un colpo di spazzola. Perché in fondo - forse - è la sinistra a non cambiare mai.

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