A leggere un sondaggio Youtrend strategies, se oggi si votasse, a Milano vincerebbe il centrosinistra. Corretto non dubitarne, anche se a passeggiare tra residenti, negozianti e automobilisti, par di osservare una certa avversione alle politiche del sindaco Sala che si rifletterebbe inevitabilmente sulla sua parte politica. Così come non molto soddisfatte sembrano le associazioni degli imprenditori e del commercio. Ma non è questa la parte più interessante, piuttosto il fatto che i due candidati testati nell'universo progressista siano Pierfrancesco Majorino e Mario Calabresi. Il primo è un sempreverde del toto sindaco e un semprerosso del campo progressista, il secondo è il classico fuoriquota ingaggiato dalla società civile per confondere acque e idee nell'elettorato moderato. Giochetto che funzionò con Sala, anche se allora il centrosinistra aveva un bel po' di vento in poppa. Ora, invece, in tempi di bonaccia e di poche idee, colpisce come i papabili Pd siano due candidati che più opposti non si può. Compassato, moderato e molto borghese l'ex direttore di Repubblica che (così come Sala) non sfigurerebbe anche nel campo opposto. Molto più ideologicamente marcato a sinistra il profilo di Majorino, grande apparecchiatore di tavolate per immigrati più o meno regolari. Sicuramente il favorito, fosse per la segretaria Pd Elly Schlein con la quale ha ottimo rapporto e comune sentire. Più in difficoltà se i vertici del partito si spaventeranno per una candidatura così estrema. E qui sta il mistero buffo di un partito che non ha più identità e forse qualità.
«Un pugno di uomini indecisi a tutto», direbbe Flaiano, perfino sull'identikit del candidato nella più importante città del Paese. Una ghiotta occasione per il centrodestra dove, da Ferruccio Resta a Maurizio Lupi, passando per Regina De Albertis e Giovanni Bozzetti la rosa non è mai stata così ricca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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