Il calcio di Letta: addio con infornata di nomine

Consiglio dei ministri lampo e poi al Quirinale. Lo sfogo: "Ogni giorno come se fosse l'ultimo"

Il calcio di Letta: addio con infornata di nomine

Roma - Nemmeno Enrico Letta è riuscito a scrollarsi di dosso la «sindrome Saigon» che, talvolta, colpisce i presidenti del consiglio in uscita, istigati dai rispettivi staff. Prima di salire al Quirinale (alla guida di un'auto privata) per presentare le sue dimissioni al Capo dello Stato, l'ultimo consiglio dei ministri ha approvato un ampio «movimento diplomatico». Cioè, ha dato via libera ad una serie di promozioni di feluche ad «ambasciatori di rango», il massimo grado della diplomazia. Tra costoro, anche alcuni stretti collaboratori del premier. Mentre non figura il nome di Stefano Sannino, attuale ambasciatore presso l'Unione europea, sebbene alla Farnesina sostengano avesse i requisiti necessari. Inoltre, Franco Gallo, ex presidente della Corte Costituzionale, è stato nominato al vertice della Treccani. All'ultimo momento sarebbe stata invece sbianchettata la nomina a responsabile dell'Aise (i servizi segreti militari) in sostituzione di Adriano Santini. Il nome scomparso era quello di uno stretto collaboratore del ministro della Difesa, Mario Mauro. Contro questo blitz sarebbero intervenuti i vertici delle istituzioni.

L'ultimo consiglio dei ministri del governo Letta nella pienezza dei poteri è durato appena mezz'ora. Poi c'è stato uno strascico durante il quale è stata affrontata la posizione italiana sul caso dei fucilieri di Marina trattenuti in India. E, dopo questo, un altro scambio di vedute con un numero ristretto di ministri. Nel corso di questo terzo appuntamento, Letta si sarebbe sentito nuovamente consigliare che non si sarebbe dovuto dimettere; ma attendere un voto di sfiducia dal Parlamento. Voci che sarebbero arrivate all'orecchio del Quirinale. Tant'è che la nota del Colle sottolinea esattamente il contrario: vale a dire, nessun passaggio parlamentare per Letta. Vivere «ogni giorno come se fosse l'ultimo». È il messaggio che il premier dimissionario affida a Twitter. Orazio o Jim Morrison? Al rientro a Palazzo Chigi (sempre alla guida di un'auto privata), Letta riunisce tutto lo staff (senza ordine e grado) nell'appartamento privato. Un pranzo che i presenti hanno giudicato «piacevole. Un saluto tra persone che hanno la coscienza a posto». Il presidente del Consiglio si è mostrato «sereno». Anche se non sembrava fosse questo lo stato d'animo prima di salire al Quirinale. Ad amareggiarlo sarebbe stata l'evoluzione della crisi. Ma in serata, un sorriso glielo strappa Barak Obama che lo chiama dall'“Air Force one”. A Palazzo Chigi, le strutture della Presidenza del Consiglio sono in fibrillazione. Enrico Letta era di casa anche prima di diventare premier. Matteo Renzi, invece, non lo conosce nessuno. E temono che imporrà uno spoil system totale. Stesso timore anche al ministero dell'Economia. Qui sembra che stiano preparando gli scatoloni anche figure che, normalmente, non dovrebbero rientrare nelle tradizionali sostituzioni, conseguenti ai cambi di governo.

Preoccupazione e curiosità a Palazzo Chigi per come Renzi gestirà i pre-consigli dei ministri: regno incontrastato dei capi di gabinetto, dove Enrico si muoveva a suo agio. Da questa mattina, però, è in carica solo «per il disbrigo degli affari correnti».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica