“L’idea dei due consoli esiste soltanto a San Marino e risale a periodi storici molto lontani nel tempo. Per il resto, i due consoli non funzionano". Clemente Mastella, sindaco di Benevento, commenta così la rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Che futuro prevede per il Terzo Polo?
"L’idea centrista era, infatti, un’idea che poteva affascinare, mentre andar da soli no. Non mi meraviglierei, però, se l’anno prossimo, per le Europee, Calenda e Renzi si presentassero insieme per riuscire a superare la soglia di sbarramento del 4%”.
Di chi è la responsabilità della rottura?
“Non saprei dirlo, ma mi spiace che un’idea terzopolista salti soddisfacendo l’idea di quelli che hanno sempre immaginato che non c’è un’idea di centro in Italia. È evidente che il sistema elettorale attuale impone di stare da una parte o dall’altra altrimenti non c’è nessuna possibilità di stare in piedi".
Ma quanto spazio c’è per Calenda a sinistra?
"Francamente non mi pongo il problema e non lo so. Vorrei evitare di polemizzare di nuovo con lui come in passato. Non conosco i termini con cui Renzi e Calenda si erano invaghiti l’uno dell’altro e gli accordi in base ai quali il ruolo predominante nel matrimonio dovesse toccare all’uno o all’altro".
Ma, secondo lei, Calenda ha avuto un atteggiamento autoritario nei confronti di Renzi?
"Certo, per Renzi, era difficile accettare certe condizioni: non fare la Leopolda e restare fuori da ogni incarico, lasciando a Calenda il compito di dirigere il traffico. Renzi avrebbe rischiato di ritrovarsi a non fare più manco il parlamentare e, forse, lui lo ha intuito prima e si mosso per tempo. Ed è altrettanto chiaro che non poteva restare fuori da tutto e, perciò, ha scelto di fare il direttore di un giornale in cui poter esprimere la sua opinione anche perché l’unica alternativa era quella di contendere la leadership a Calenda in un congresso. Renzi non poteva stare immobile in attesa della consacrazione di Calenda. E poi? Politicamente era finita".
Questa vicenda mi ricorda un po’ quella dell’Udeur che non entrò nella Margherita…
"Io, però, a differenza di Renzi e Calenda, feci il mio gruppo parlamentare e me ne stetti da parte. L’anomalia del Terzo Polo è proprio il fatto che i gruppi restano intatti. Io non gradì l’idea che la Margherita dovesse, poi, confluire nel Pd. Ero favorevole all’alleanza con la sinistra, ma non volevo che fossimo inglobati nella sinistra. È stato un errore politico clamoroso. Le due culture, quella cattolica e quella socialdemocratica, andavano tenute divise anche perché oggi la prima, nel Pd della Schlein, fa fatica ad avere spazio".
Chi favorisce o sfavorisce la fine del Terzo Polo?
"Nessuno.
Non crea scompensi perché il Terzo Polo che era in competizione col Pd e con il M5s era un’alternativa che non esisteva e, poi, Renzi e Calenda erano divisi anche quando formalmente erano unico. Da questo punto di vista posso dire che il centrodestra va avanti tranquillamente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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