Son passati 19 anni e la sua sinistra l'ha dimenticato. Cercate in rete. Non troverete una parola, un ricordo che leghino il Pd alla memoria di Nicola Calipari (nella foto), l'agente segreto del Sismi ucciso la notte del 4 marzo 2005 poche ore dopo aver liberato la giornalista Giuliana Sgrena. Eppure Calipari non era solo uno 007. Era anche un uomo di sinistra.
Questo non gli impedì di condurre tutte le trattative avviate dal governo Berlusconi e dal Sismi di Nicola Pollari per liberare gli italiani rapiti dai gruppi jihadisti durante la stagione dei sequestri in Iraq. In cuor suo non condivideva né le idee del Presidente del Consiglio, né quelle del suo Direttore. Ma loro ne apprezzavano dedizione e capacità. Per questo quando, il 4 febbraio 2005, arriva la notizia del rapimento della Sgrena Calipari è il primo a volare a Bagdad. In meno di un mese riannoda i fili del sequestro, individua un mediatore e apre il negoziati con i rapitori. Quando la Sgrena viene rilasciata è lui a sussurrarle «sei libera». Subito dopo si lancia in quella corsa tanto rischiosa quanto obbligata sull'Irish Route, la strada dell'aeroporto trasformata in un inferno dagli scontri tra insorti e militari americani. Una corsa indispensabile per togliersi di dosso la pressione dei comandi statunitensi infastiditi dalla disponibilità italiana a piegarsi ai ricatti jihadisti.
Calipari quella pressione la sente sulla pelle. Non a caso lascia il posto anteriore e si siede accanto a Giuliana Sgrena.
Non a caso al primo sparo si butta sulla giornalista, le fa scudo con il proprio corpo, muore sotto i colpi destinati a lei. Ma a sinistra quell'eroe con la tessera da 007 in tasca e un passato da poliziotto stenta a piacere, fatica a riempire i cuori di chi, da sempre, confonde divise e manganelli.
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