I lumbard resistono ma regalano a Grillo un elettore su due

Alla Camera solo 18 deputati padani. La scelta di Cota: resto governatore

E il malcontento del «popolo padano» prese altre strade. Quella del Movimento 5 Stelle, per esempio. E così per la Lega, nel Nord Italia la tornata elettorale che si è appena conclusa si è trasformata in un'imbarazzante debacle. I risultati definitivi nelle tre regioni chiave dei verdi vestiti, Piemonte, Lombardia e Veneto, consegnano la certezza della perdita di 1,3 milioni di voti alla Camera e di oltre un milione al Senato e di 37 parlamentari in meno, di cui 33 alla Camera e 4 al Senato. La Lega precipita soprattutto in Veneto, dove contendeva la posizione di primo partito al Pdl e ora è invece diventata quarta, con un perdita di 500mila voti che l'ha portata a scendere dal 27,08 per cento al 10,53 per cento. Clamoroso il tonfo nella roccaforte veneta. Qui sulle Regionali 2010 perde più di due elettori su tre. Dal 35,1 per cento al 10,9 per cento. Nel Veneto il voto grillino ha svuotato per prima proprio la Lega dato che in soli tre anni, i 5 Stelle sono diventati il primo partito con un'avanzata che li colloca al 26 per cento. Delusione per i fedelissimi della prima ora anche in Piemonte, dove la Lega cede quasi i due terzi dei voti e scende dal 12,61 al 4,69 per cento, diventando il quinto partito (era il terzo), anche dopo Scelta Civica mentre in Lombardia, al di là dell'esito per la scelta del nuovo governatore, passa dal 21,61 per cento al 12,92 per cento, con 590 mila voti in meno. E persino in Emilia Romagna, dove stava cominciando ad acquistare un certo seguito, cala dal 7,8 per cento al 2,6. Complessivamente alla Camera i voti leghisti del Nord passano da 2.501 a 1.171 milioni, pari a 1.329 milioni in meno.

Non cambia di molto la situazione se si prendono in esame i numeri al Senato, dove in Piemonte la Lega scende dal 12,32 per cento delle elezioni 2008 al 4,91 per cento, dal 26,05 per cento al 10,95 per cento in Veneto e dal 20,72 per cento al 13,72 in Lombardia. Totale? Qualcosa come 1.084 milioni di voti in meno visto che da 2,230 milioni è passata a 1,146 milioni. Constatazioni amare anche per quanto riguarda gli eletti. La Lega conferma gli 11 senatori in Lombardia e scende da 7 a 5 in Veneto. In Piemonte per la Lega c'è solo un senatore, contro i tre precedenti: è il capolista Giulio Tremonti. E alla Camera? È un dato di fatto che la Lega Nord per la prima volta nella sua storia, non raggiunge il numero minimo di deputati necessari per avere un proprio gruppo parlamentare alla Camera. Secondo i dati definitivi del Viminale, al Carroccio andranno 18 seggi a Montecitorio, due in meno di quelli necessari per formare un gruppo. Finora, la quota più bassa risaliva al 1996, quando ottenne giusto i 20 deputati necessari. «Tutto quello che ci è capitato non ci ha fatto bene.

Ci sono stati attacchi da tutte le parti, è un anno che siamo veramente provati. Ma io rimango a fare il governatore, la mia volontà è quella di finire il mandato di presidente», ha commentato, ieri il governatore del Piemonte, Roberto Cota. Dal canto suo il segretario della Liga Veneta, Flavio Tosi ammette: «L'abbiamo pagata cara. Ma avevamo di fronte due strade. La prima correre da soli. Se l'avessimo fatto, il Movimento5stelle non ci avrebbe portato via così tanto, se non l'avessimo fatto, avremmo avuto qualche parlamentare in più, ma era finita lì».

Critico nei suoi confronti il governatore del Veneto, Luca Zaia che contesta a Tosi «di aver perso la grande opportunità di ricompattare le due anime della Lega dopo le vicende che mesi fa l'hanno travolta, operando delle scelte di candidati, che non hanno risposto alle richieste del territorio».GVil

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