"Cameriere, un tè con gatto" Ecco i locali che fanno le fusa

A Londra sta per aprire un Cat Café dove, insieme alle bevande, si può scegliere un micio da coccolare. L'idea è nata in Giappone, dove i felini non sono ben visti

"Cameriere, un tè con gatto" Ecco i locali che fanno le fusa

Il caffè ha una grande sala centrale per chi vuole socializzare e diversi separé per chi vuole godersi il tè con un po' di privacy. La cameriera è gentile e sorridente. «Avete scelto?» chiede ai due giovani che hanno optato per la saletta appartata. «Sì risponde il ragazzo. Per me un Sacro e per lei magari un Rag…». «Ah, sono terribilmente dispiaciuta ma abbiamo finito i Ragdoll. Vi posso consigliare un British Shorthair, è diverso come struttura ma ha un carattere decisamente simile». Ricevuto l'assenso della ragazza, la cameriera estrae un taccuino e una penna. «E ora, che cosa vi posso portare da bere? Abbiamo un nuovo sencha giapponese aromatizzato alla mela erede, perfetto per quest'ora del pomeriggio, anche freddo se volete».

Il Sacro, il Ragdoll e il British Shorthair non sono aperitivi, ma razze di gatti, il «piatto forte» del Cat Cafè, dove potete semplicemente ammirarli o coccolarli mentre centellinate uno dei mille tè disponibili. Peccato però che, per fare questo, dovrete recarvi a Londra dove, la prossima estate, è prevista l'apertura del secondo Cat Cafè europeo (il primo è nato a Vienna), nel quartiere molto trendy di Shoredith.

I Cat Cafè sono nati in Taiwan e sono fioriti in Giappone dove sono chiamati Neko Cafè («neko» significa «gatto» in giapponese). Solo negli ultimi anni ne sono stati aperti 79 nel Sol Levante e il motivo di questo straordinario successo ce lo spiega Norimasha Hanada, il proprietario del «neko no mise» (la bottega del gatto), il primo Cat Cafè di Tokio. «I padroni di casa in Giappone sono ottusi, questo è il principale motivo. I piccoli appartamenti in affitto recano tutti una clausola ferma che è quella di non possedere animali. Questo significa che i giovani lavoratori single che occupano un monolocale di 30 metri quadrati, non possono neanche pensare di prendere un animale d'affezione, anche se ne avrebbero enorme bisogno perché spesso si sentono soli, stressati e sono alla costante ricerca di conforto e compagnia». In Giappone infatti solo dove vi sono grandi famiglie che occupano enormi condomìni, i padroni di casa si lasciano convincere a concedere il possesso di un gatto o di un cane (piccolo).

I Cat Cafè, a parte qualche cinquantenne, sono frequentati da giovani di 20 - 30 anni, alcuni riuniti nella sala centrale dove a fianco dei tavoli ci sono numerosi cuscini, alcuni in salette appartate dove possono godere da soli, o in coppia, la compagnia di un gatto che talvolta diventa il loro favorito, a tal punto da telefonare, prima di varcare la soglia del locale, per sapere se il tal neko è disponibile. Spesso sono giovani timidi che cercano conforto nel contatto con un morbido felino che non necessita di parole e non ha voglia di parlare del tempo.

In Gran Bretagna le cose stanno diversamente rispetto al Giappone e per aprire il primo Cat Cafè, l'imprenditrice Lauren Pears ha dovuto ricorrere alle 109.000 sterline versate dai lettori dell'Independent su un conto a favore dell'apertura del locale e i 10 - 15 gatti, previsti come «ospiti», verranno tutti da un'oasi felina. Gli animalisti stanno a guardare con le orecchie dritte. Si sa mai che i gatti subiscano troppo stress.

Gira una leggenda in Giappone.

Dice che i gatti diventano molto popolari quando si fa avanti un periodo di recessione. Fosse così, in Italia ci sarebbe un Cat Cafè in ogni quartiere. Per fortuna anche nei nostri piccoli appartamenti possiamo immergerci nella luce dei loro occhi. Prrrr…

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