Cancellieri denuncia: "Ci sono quasi nove milioni di processi pendenti"

Sistema giudiziario sofferente. Cancellieri promuove i magistrati: "Primi in Europa per produttività". Ma in Italia sono quasi nove milioni i processi pendenti. Racconta la tua storia a malagiustizia@ilgiornale-web.it

Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula
Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula

Nove milioni di italiani sono rimasti invischiati nei gangli di una giustizia lumaca, incapace di garantire un giusto processo a chiunque varchi la soglia dei tribunali. È un numero che fa impallidire, un buco colossale che tratteggia tutto il fallimentare del sistema giuridico italiano. A metà dell'anno scorso il dicastero di via Arenula contava 5.257.693 processi pendenti in campo civile e quasi 3,5 milioni in campo penale. Quasi nove milioni, appunto. E dietro a ciascuno di questi processi c'è la storia di un cittadino stritolato dall'incompetenza di certi magistrati, dalle lungaggini burocratiche e dai continui rimpalli che allungano i tempi all'infinito.

Nella relazione annuale sull'amministrazione della Giustizia, il Guardasigilli Annamaria Cancellieri ha denunciato il cattivo funzionamento del sistema giudiziario che continua a essere "in sofferenza" nonostante "i numerosi interventi introdotti negli ultimi anni". "È sotto gli occhi di tutti l’eccessivo carico di lavoro che affligge gli uffici giudiziari", ha spiegato il ministro svelando che sono quasi nove milioni i processi pendenti. Ritardi che i cittadini pagano due volte: sulla propria pelle, ogni qual volta si trovano a varcare la soglia di un qualsiasi tribunale, e sui propri risparmi, dal momento che lo Stato ha contratto con le vittime della giustizia lumaca un debito di trecentoquaranta milioni di euro. In base alla legge Pinto del 2001, chi vede i propri processi superare i tempi ragionevoli di durata può chiedere allo Stato di essere indennizzato per ogni anno di ritardo. Nel 2012 il governo Monti ha fissato l'entità dei rimborsi (da 500 a 1500 euro all'anno) e la durata "ragionevole" dei processi: tre anni per il primo grado, due per il secondo, uno per la Cassazione. Tempi che, soprattutto nel settore civile, non vengono vengono quasi rispettati. Il monte complessivo dei risarcimenti accumulati fino al 2013 corrisponde a un ritardo totale di seicentottantamila anni. Il ministero di via Arenula ha, tuttavia, certificato, rispetto al 2012, un "calo" delle pendenze (per tutti i gradi di giudizio) del 4%, che arriva al 6% in Corte di appello.

A Montecitorio il Guardasigilli ci ha tenuto sottolineare "la riduzione del 20% in tema di ricorsi in materia di equa riparazione per l’irragionevole durata dei processi". Tuttavia, basta leggere le mail dei lettori del Giornale.it per comprendere la drammaticità della situazione. Invitati a scrivere la propria storia di mala giustizia, a centinaia hanno raccontato di ritardi decennali, sviste grossolane, ingiustizie, rimpalli o, più comunemente, errori che hanno trascinato i processi all'infinito. La Cancellieri, però, non ci sta a mettere in discussione l'operato dei magistrati. Anzi, ha ricordato che sono "i primi in Europa per produttitività". Piuttosto ha incentrato la sua relazione sull'attuazione della riforma della nuova geografia giudiziaria che, a suo dire, potrebbe avere "un’importanza strategica" nel miglioramento del sistema giurico italiano.

Invece, per quanto riguarda l'emergenza carceri, ha rimadato alle Camere "la responsabilità di scegliere se ricorrere" all'indulto, a lungo invocato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e "rispondere in tempi certi e celeri alle sollecitazioni" dell'Unione europea.

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