Carcere a vita al primario della clinica degli orrori Le famiglie: «Giusto così»

Carcere a vita al primario della clinica degli orrori Le famiglie: «Giusto così»

MilanoUn verdetto tombale. Una condanna che cala come una scure su quello che fino a pochi anni fa era un giovane e rampante chirurgo dal bisturi troppo facile. Ergastolo. Pier Paolo Brega Massone, ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita, è stato condannato ieri al carcere a vita con l'accusa di aver ucciso quattro dei suoi pazienti, e di aver procurato gravi lesioni ad altre quaranta persone finite sotto i suoi ferri. È una sentenza pesantissima, un responso che toglie il fiato all'imputato - presente in aula, giacca chiara e camicia, accanto a lui la moglie -, perché per la prima Corte d'assise di omicidio volontario si tratta. I giudici, dopo otto ore di camera di consiglio, hanno dunque accolto in pieno la tesi della Procura, secondo cui Brega operò e mutilò soggetti anziani, debilitati e malati anche quando l'opzione chirurgica era inutile se non dannosa. Anche a rischio di ucciderli. Consapevole di questo pericolo. Eppure pronto a sfidare la morte (altrui), e solo per denaro. Quello garantito dai rimborsi regionali alle strutture ospedaliere accreditate con il sistema sanitario nazionale.
È un colpo pesantissimo per Brega, che è stato arrestato dopo la lettura della sentenza così come chiesto dai pubblici ministeri Grazia Pradella e Tiziana Siciliano. «C'era la possibilità concreta che fuggisse», hanno spiegato i due magistrati. L'ex medico - uscito da una porta laterale dell'aula, e subito ammanettato - ovviamente ricorrerà in appello contro questa sentenza, ma intanto l'ex medico tornerà nel carcere di Opera, dove aveva passato un lungo periodo dopo l'arresto del 2008 e dopo la condanna in primo grado a 15 anni e mezzo di carcere per lesioni e truffa nel primo filone del procedimento sulla cosiddetta «clinica degli orrori». L'ultima speranza, per Brega, era che i giudici fossero convinti dal suo legale, il professore Luigi Fornari, che aveva concluso la sua requisitoria chiedendone l'assoluzione. Ma così non è stato. E poco meglio è andata agli altri due medici finiti a processo assieme all'ex primario: 30 anni, infatti, sono stati inflitti al braccio destro di Brega, Fabio Presicci, e 26 a Marco Pansera, il terzo dell'équipe medica. Il quadro, infine, si completa con la condanna a un anno e 6 mesi per cooperazione in omicidio colposo di due anestesisti che addormentarono tre dei pazienti poi deceduti (ma il capo d'imputazione si prescriverà a giorni), e a un anno e 2 mesi per un'infermiera che secondo l'accusa aveva tentato di far sparire le cartelle cliniche del reparto di chirurgia toracica. Altre posizioni, infine, erano già state definite attraverso i patteggiamenti.

Per Brega, Presicci e Pansera è stata stabilita l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, e il divieto per cinque anni di svolgere la professione medica. Ma questo, ovviamente, è l'ultimo dei pensieri per il l'ambizioso professionista che al telefono - intercettato dalla Guardia di finanza - si era autodefinito «l'Arsenio Lupin della chirurgia».

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