Nel giorno del ricordo non poteva mancare Gregorio De Falco, l'eroe del «torniabordocazzo», cui il sistema Italia si aggrappò quella sera per evitare di finire ancora una volta in burletta agli occhi del mondo, grazie alla memorabile recita del fromboliere Schettino. Parlando con i giornalisti, il comandante della capitaneria conferma la linea personale dell'understatement, navigando sottocosta, al riparo dagli schiamazzi della volgarità televisiva. «Me ne sono sempre rimasto in disparte per il rispetto che devo alle vittime. Non sono un eroe: ho fatto soltanto il mio lavoro».
Fino a qui, perfetto. È dopo che gli scivola un po' la mano: sull'ipotesi di una candidatura alle prossime elezioni. «Se avessi ricevuto una richiesta da Monti o da altri mi sarei sentito onorato e l'avrei valutata, ma questa richiesta non è arrivata». Trapela una venatura di amaro rimpianto, come da occasione mancata. In ogni caso è un chiaro segno dei tempi, come si usava dire una volta.
Fino a poco tempo fa il traguardo finale di qualsiasi merito pubblico era un buon posto in televisione, dentro la casa di un reality o comunque sulla sedia da opinionista in un programma del pomeriggio. Come le buone mamme d'epoca dicevano studia che così ti trovi un bel posto in banca, per una lunga stagione l'Italia ha motivato i suoi cittadini a mettersi in luce per meritarsi un angolo sotto i riflettori tv.
Adesso abbiamo alzato l'asticella. Il nuovo obiettivo, la nuova meta, il nuovo approdo naturale è una candidatura alle politiche del 2013, catarsi epocale dopo un ventennio di false partenze e di malintesi generali. La politica si vergogna talmente di se stessa, a questo punto, da aver aperto le porte a qualunque novità, venga dallo sport o dallo spettacolo, dall'industria o dall'università, purché non venga dalla politica. Persino Monti, il teorico della sobrietà e della serietà, si è fatto prendere la mano. Più degli altri. Tu chiamalo pescare dalla società civile: ha perfino telefonato personalmente a una schermitrice per pregarla di accettare, come se non fosse abbastanza evidente che un bravo schermidore non è necessariamente un bravo parlamentare. Ma così stanno le cose.
Comandante, non ne faccia una malattia. Torniabordo lei, stavolta. L'Italia non ha bisogno di politici improvvisati, che vincono il concorso a premi della telefonata magica. L'Italia ha un disperato bisogno di gente che sappia stare al proprio posto.
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