Casa, la nuova tassa fa paura: "La Trise è peggio dell'Imu"

Il governo assicura: "Ci sarà un tetto, non potrà superare la vecchia imposta". Ma proprietari e imprese sono in allarme: "C'è il rischio di un'altra stangata"

Roma - Il rischio è che sulla casa, alla fine, si paghi di più. È una certezza per le abitazioni di pregio (classificate A1) e per le seconde case, per le quali resta in vigore l'Imu che si somma alla nuova service tax. Ma anche per le abitazioni civili, che rappresentano la grande maggioranza del patrimonio edilizio, è probabile che, a conti fatti, il nuovo regime fiscale sia sfavorevole rispetto all'attuale. Di più: il governo terrà fede alla promessa politica di cancellare la seconda rata dell'Imu? Alla Camera è stato approvato ieri il decreto che cancella la prima rata Imu sulle prime case. Lunedì avrà luogo un Consiglio dei ministri per il varo di un decreto fiscale, e sarà forse l'occasione per abolire il versamento di dicembre.
Il testo finale della legge di Stabilità, varata nella notte di martedì dal Cdm, è ancora nelle mani degli «gnomi» di Palazzo Chigi e dei ministeri. Ieri, in serata, la rassicurazione: la Trise sulla prima casa non potrà superare la cifra prevista applicando l'aliquota massima Imu. L'aliquota massima per i servizi, sempre per la prima casa, non potrà sforare il 2,5 per mille.

Ma qualcuno fa già i calcoli: e scopre che la neonata Trise per un appartamento di 100 metri quadrati in un'area urbana sarà di circa 345 euro (229 euro per i rifiuti e 116 euro per i servizi indivisibili). Il nuovo tributo è «inaccettabile», sostiene la Federconsumatori: mentre finora molte famiglie non pagavano l'Imu sulla prima casa grazie alle detrazioni fisse e sui figli, adesso tutti verseranno la nuova tassa, anche gli inquilini in quota parte.
La Confcommercio va più in là, e calcola che rispetto all'attuale regime fiscale, sulla casa si pagheranno 2 miliardi e mezzo di euro in più. «È una stima, i dati non sono definitivi», spiegano alla principale organizzazione del commercio. Ma il tarlo del sospetto si insinua sempre più in fondo. E poco importa il fatto che la nuova imposta abbia limiti calcolati in base alla vecchia Imu: infatti nel 2013 la prima rata dell'Imu sulla prima casa non si è pagata, e non si dovrebbe versare neppure la seconda, salvo brutte sorprese.

Molto dipenderà dall'atteggiamento dei Comuni, che sono titolari della nuova Trise - composta di Tari (rifiuti) e Tasi (servizi indivisibili, ad esempio polizia urbana, cimiteri, illuminazione, cura del patrimonio locale) - a partire dall'anno prossimo. Saranno loro a decidere aliquote e metodi di calcolo. E che il rischio di un aggravio ci sia, lo conferma indirettamente anche il sindaco di Torino, Piero Fassino. «Se la service tax sarà più alta della somma di Imu e Tares (l'attuale tariffa sui rifiuti) - dice Fassino, che è anche presidente dell'Anci - bisognerà modificarla. Credo che sia irrinunciabile che la Trise costi meno ai cittadini rispetto alla somma dei tributi oggi esistenti». Una quota di Tasi, oltre alla tariffa sui rifiuti, spetterà anche agli inquilini: sarà fra il 10 e il 30% dell'imposta, in soldoni non dovrebbe superare mediamente i 100 euro all'anno. Si arriverebbe a 150 euro solo in appartamenti di grandi dimensioni. Quanto alle detrazioni d'imposta per ristrutturazioni e interventi ecologici in casa, la prima resta fissata al 50% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2014, poi scenderà al 40% nell'anno successivo. L'ecobonus sarà del 65% sino al 31 dicembre 2014 e calerà al 50% nell'anno successivo. Ieri, alla Camera, è stato concesso il «sì» al decreto che cancella la prima rata dell'Imu, ed ora il testo passa al Senato.

Protesta la Confedilizia sulla norma relativa alla graduatoria prefettizia degli sfratti che «limita - dice il presidente Corrado Sforza Fogliani - la certezza del diritto». Nulla in confronto alle proteste che arriveranno se i costi dell'Imu ritorneranno sotto mentite spoglie.

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