Casini piazza in lista cognata e genero

Il leader centrista preferisce Montecitorio a Montecarlo e candida la moglie del fratello e il genero. Poi premia i fedelissimi Rao Carlucci, Messa, Giletti e Libè

Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini

Candidarsi con la lista Monticarlo non è solo una questione di «scelta civica», ma anche e, soprattutto, di parentela. Anzi, di «cognatanza». No, non si tratta del celeberrimo Giancarlo Tulliani, «cognato» dell'ormai quasi-ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, terza gamba del montismo istituzionale e istituzionalizzato. Questa volta a salire agli onori della cronaca è Silvia Noè, moglie di Federico, fratello minore di Pier Ferdinando, potente dominus dell'Udc e vero deus ex machina della «salita» in politica di Mario Monti.
Casini, secondo quanto si apprende, vorrebbe blindare come numero due alla Camera in Emilia Romagna la cognata. Democristiana di ferro, capogruppo dello scudocrociato alla Regione e titolare di un'azienda di maglieria, Silvia Noè è la quintessenza del «casinismo» bolognese. Ma c'è di più: potrebbe non essere l'unica «parente» del potentissimo leader udiccino a entrare in Parlamento. Si mormora in Via dei Due Macelli che anche Fabrizio Anzolini potrebbe strappare un seggio sicuro in Friuli Venezia Giulia «sottraendolo» al deputato locale Angelo Compagnon. Le solite beghe per la compilazione delle liste? No, perché Anzolini non è solo il vicepresidente friulano dell'Udc, ma soprattutto è il fidanzato di Maria Carolina Casini, figlia dell'ex presidente della Camera e della prima moglie Roberta Lubich.
Fin qui, nulla di strano: il nepotismo è stato sempre uno dei tratti distintivi della politica «Prima Repubblica-style» dell'Udc. Il problema è che questo modo di agire avrebbe indispettito il segretario Lorenzo Cesa. Quest'ultimo sarebbe stato protagonista di una furiosa litigata con il suo leader al punto tale di minacciare non solo le dimissioni, ma anche di dare ordine affinché si iniziassero a preparare i pacchi per sgombrare il suo ufficio nella sede del partito.
Le riunioni per la scelta delle candidature lo avrebbero lasciato con l'amaro in bocca. Non solo per le scelte familistiche, ma soprattutto per le indicazioni casiniane. Come quella dell'ex sottosegretario Gianluigi Magri come capolista in Senato in Piemonte. O come i «paracadute» sicuri in Puglia per Paolo Messa (ex portavoce di Marco Follini, animatore di Formiche e lobbista di primo livello) e in Calabria per la «transfuga» Gabriella Carlucci che, saltando il fosso, fu una dei principali artefici del passo indietro di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi. E Casini, ovviamente, non può non esserle riconoscente...
Se però si considera che per un altro trio di casiniani doc come Roberto Rao, Gianluca Galletti e Mauro Libè il posto da deputati è pressoché certo, si restringono di molto gli spazi a Montecitorio per i candidati «legati al territorio» che a Cesa fanno riferimento. Soprattutto in Sicilia, Calabria, Lazio, Campania e Puglia. Non è un problema di poco conto: a Cesa spetta firmare le candidature Udc e il suo «peso» dovrebbe farsi sentire. È chiaro, tuttavia, come Casini voglia plasmare la pattuglia di deputati a sua immagine e somiglianza per controllarlo definitivamente e farne la base per i suoi progetti futuri (Palazzo Madama e Quirinale inclusi). E poi, a ben guardare, i suoi non sarebbero gli unici «parenti» nella lista Monticarlo. Basti pensare che con il Professore in Lombardia corre l'avvocato Gregorio Gitti, prodiano doc e genero del presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli.

In quel di Brescia ci sarà una sfida tutta in famiglia: Gitti correrà contro il cugino Alfredo Bazoli, candidato con il Pd sempre alla Camera. In fondo, anche Gianfranco Fini avrebbe potuto pensare un altro po' alla «famiglia». Con la lista Monticarlo non si sa mai...

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