nostro inviato a Firenze
Pier Ferdinando Casini sbianchetta il suo nome dal simbolo dell'Udc e lo sostituisce con la parola «Italia». Per molti è soltanto un gioco di specchi, il ricorso a un sinonimo o a una tautologia sullo sfondo dell'imperituro scudo crociato. Ma nelle intenzioni centriste la mossa ha un alto valore simbolico, è il rito di passaggio da un partito padronale a una forza che aspira ad accogliere e aggregare nuovi soggetti.
Un restyling anagrafico che riporta sulla scena quella voglia di Cosa Bianca apparentemente annacquata dal mancato salto di qualità delle ultime amministrative.
In politica, d'altra parte, il marketing ha la sua importanza. E così nel giorno di apertura dell'annuale convention di Chianciano l'imperativo è mettere in campo una trovata acchiappa-titoli. Se qualche mese era stato annunciato addirittura lo scioglimento del partito ora si ripiega sull'aggiornamento estetico. Il segnale è quello di chi vuol far capire che è disposto a fare un passo indietro (o perlomeno di lato), mettendo da parte i personalismi e preparando il terreno per le nuove adesioni di coloro che sono tentati dall'avventura politica e cercano collocazione in un nuovo partito e collocamento in Parlamento.
Il compito di svelare il nuovo nome del partito - quell'«Italia» che era stato nei pensieri anche del Pdl - tocca al segretario Lorenzo Cesa. Ma è soprattutto l'elenco degli invitati che svela pensieri e intenzioni. Sul palco dei centristi sfileranno alcune di quelle personalità che da settimane scaldano i muscoli per il grande salto. Tra gli altri ci saranno anche diversi ministri del governo Monti: da Andrea Riccardi a Lorenzo Ornaghi, da Corrado Clini a Filippo Patroni Griffi. E, soprattutto, ci sarà il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passera, protagonista anche alla Festa dell'Unità. E ancora: ci sarà Emma Marcegaglia e tutti i presidenti delle associazioni professionali di area cattolica dalla Confcooperative e alla Coldiretti, dalle Acli a Confagricoltura e Confartigianato. Ci saranno anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente della Camera Gianfranco Fini e Beppe Pisanu. E ancora: il governatore del Trentino Lorenzo Dellai, che ha da poco ospitato le celebrazioni di De Gasperi, e Nicola Rossi per Italia Futura.
Se a Chianciano Casini cerca di piantare i semi per l'allargamento sella sua formazione, dal bureau del Partito Popolare Europeo di Firenze per l'ex presidente della Camera «fiorisce» anche qualche spina. L'anomalia Udc preoccupa infatti il Ppe.
Giovedì mattina, a margine della riunione, è andato in scena un incontro riservato in una saletta dell'Hotel Baglioni, tra il presidente del gruppo Joseph Daul e Pier Ferdinando Casini. Daul ha espresso le sue perplessità per quella sorta di conventio ad excludendum che l'Udc vorrebbe applicare al Pdl, ovvero verso un altro partito della stessa famiglia del Ppe, andando a cercare alleanze fuori della famiglia dei moderati.
«Un conto è la grande coalizione con un baricentro moderato, altra cosa la piccola coalizione solo con la sinistra», il ragionamento di Daul. Nel Ppe, d'altra parte, l'auspicio neppure troppo nascosto è che in Italia possa essere replicato l'esperimento montiano.
Uno scenario dato praticamente per scontato.
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