Caso Open, il Senato non autorizza il sequestro delle chat di Renzi

Il leader di Italia Viva ha ribadito di voler consegnare gli sms ai pm: "Non si sta discutendo di me ma della dignità delle nostre istituzioni"

Caso Open, il Senato non autorizza il sequestro delle chat di Renzi
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Nessuna sorpresa a Palazzo Madama. L'Aula del Senato alla relazione della Giunta per le immunità che ha detto no alla richiesta della magistratura di Firenze di procedere al sequestro delle chat di Matteo Renzi per poterle utilizzare nel procedimento aperto sulla fondazione Open. 112 voti a favore della relazione, 18 voti contrari e 3 astenuti.

Nonostante il verdetto del Senato, Renzi ha ribadito che metterà in atto il gesto di sfida ai pubblici ministeri fiorentina, ossia la consegna degli sms."Non si sta discutendo di me ma della dignità delle nostre istituzioni", il j'accuse dell'ex presidente del Consiglio:"Non auguro a nessuno quello che ci è accaduto, ma dico a chi ce l'ha fatto passare che noi siamo i soliti: tenaci, sorridenti, gagliardi. Ma ciò capita, non a chi ha le spalle per sopportarlo, ma a cittadini che non hanno la forza di reagire, i cittadini rimangono schiacciati".

Nel suo intervento a Palazzo Madama, Renzi ha posto l'accento sulla vicenda umanamente molto dolorosa, puntando il dito contro quella che ha definito "una farsa senza precedenti". La sua decisione di consegnare gli sms ai magistrati ha una ragione ben precisa: nessuno potrà dire che il processo sulla fondazione Open finirà per la mancata autorizzazione ma perchè non doveva nemmeno iniziare. L'ex leader del Partito Democratico ha sottolineato le gravi ripercussioni sulla sua privacy, uno scandalo che ha messo a dura prova la vita della sua famiglia, dei suoi finanziatori e del suo partito."Ma non ha fatto venire meno la voglia di combattere perchè lo slogan giustizia giusta coniato dai radicali ai tempi di Tortora sia ancora da difendere e da cercare da attuare", ha precisato Renzi.

Ricordiamo che a marzo la Giunta per le immunità del Senato aveva respinto la richiesta della procura di Firenze di sequestrare la corrispondenza elettronica del leader di Italia Viva, accusato di finanziamento illecito ai partiti.

Nel luglio del 2023, la Corte costituzionale aveva stabilito che la Procura fiorentina non poteva acquisire, senza previa autorizzazione del Senato, messaggi di posta elettronica e whatsapp del parlamentare contenuti nella memoria di dispositivi elettronici appartenenti a terzi.

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