Da giorni, le Ong esultano e la sinistra non fa diversamente per la sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28 che, nel 2018, recuperò 101 migranti nel Mediterraneo, per poi portarle in Libia e darle in affidamento alla Guardia costiera. Ma quella sentenza, ha spiegato oggi il ministro Matteo Piantedosi a margine della sottoscrizione di un accordo tra la Regione Lombardia, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l'Anci Lombardia, va contestualizzato. E questo è un esercizio che la sinistra e le organizzazioni pro-migranti non stanno facendo, utilizzando la sentenza come strumento di propaganda contro il governo.
"L'Italia non ha mai coordinato e mai consegnato in Libia migranti raccolti in operazioni di soccorso coordinate o direttamente effettuate dall'Italia", ci ha tenuto a sottolineare il titolare del Viminale, sottolineando che "la sentenza della Cassazione va letta bene, non con una lettura di tipo politico o ideologico". Un riferimento nemmeno troppo velato a quanto è accaduto finora, quello del ministro, che ha spiegato come quella sentenza vada "collocata temporalmente in un momento preciso in cui la Libia aveva determinate condizioni e le collaborazioni con l'Ue erano finalizzate a portare la Libia a superare le situazione di quel momento". Se chi, oggi, usa quella sentenza come "manganello" virtuale contro l'esecutivo in carica avesse letto con attenzione, e senza ideologia, il dispositivo, infatti, avrebbe notato che sono stati inseriti "dei principi a cui il governo si è sempre attenuto nel regolamentare l'attività di rimpatrio".
Si tratta di elementi di logica e di coerenza nella grande macchina dei soccorsi che mette in campo l'Italia nel Mediterraneo, in quanto "chiunque interviene deve coordinarsi con le autorità competenti in materia, non può esserci spontaneismo. L'importante è che ci sia coordinamento". Ma è stato più facile, sia per le Ong che per i soloni di sinistra, fornire ai cittadini una lettura superficiale e profondamente ideologica del dispositivo di Cassazione. Nelle prossime settimane sarà da appurare il comportamento delle Ong, che facendo leva su quella sentenza potrebbero violare con maggiore frequenza il decreto Piantedosi.
"Crolla il castello di carte costruito dalle politiche italiane ed europee che hanno istituzionalizzato la pratica dei respingimenti collettivi con l'accordo con la Libia del 2017", scrivono dalla Ong Sea Watch, non rendendosi conto che il caso della Asso 28 esula da quegli accordi.
"In casi recenti, le navi della società civile sono state punite ingiustamente con fermi e sanzioni attraverso la 'legge Piantedosi', che vorrebbe imporre il coordinamento con la cosiddetta Guardia costiera libica, oltre a ridurre la presenza delle Ong in mare. Ci aspettiamo che questo precedente abbia risvolti concreti", tuonano ancora, del tutto inconsapevoli del reale contenuto del dispositivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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