Il Cav: per ora promesse, aspettiamo i fatti

Berlusconi non guarda la conferenza di Renzi. E ai suoi dice: l'accordo è sull'Italicum, sul resto niente sconti

Il Cav: per ora promesse, aspettiamo i fatti

Roma - «L'accordo con Renzi è sulla legge elettorale, sul resto non faremo sconti. Per ora siamo alle promesse, aspettiamo i fatti». Come ormai fa da giorni, Berlusconi sceglie la via del silenzio e si guarda bene dal dire la sua non solo sulle riforme ma pure sulla conferenza stampa di Renzi. Il Cavaliere, d'altra parte, è da tempo convinto che il basso profilo sia la strada migliore per arrivare al 10 aprile, quando i giudici decideranno se concedergli l'affido ai servizi sociali oppure gli arresti domiciliari. Il timore, infatti, è che pure una semplice parola fuori posto possa spingerli verso la misura più restrittiva, anche in vista dell'imminente campagna per le Europee. «Per chiudermi la bocca», come usa ripetere nei suo sfoghi.

Ed è questo che il leader di Forza Italia confida al telefono con più di un parlamentare, ripetendo che fino al 10 aprile «è nella mani di giudici». Solo dopo quella data, presa una decisione, «tornerò in condizione di esprimermi liberamente». E solo allora dirà se davvero vuole candidarsi alle Europee come ipotizzato da alcuni del suo staff, consapevole che la sua richiesta sarebbe respinta in base alla legge Severino ma pronto a sollevare il caso non solo in Italia ma pure in Europa. Un strada che in realtà il Cavaliere non sembra voler davvero intraprendere, tanto che – al momento – il simbolo che intende depositare per le elezioni europee di fine maggio prevede solo il logo di Forza Italia e nessun riferimento al nome di Berlusconi. Così come i primissimi materiali per la campagna elettorale che l'ex premier ha cominciato a visionare.

Un Cavaliere, dunque, che giocherà in sordina ancora per un mese, con il partito che inizia a risentire del suo silenzio. Non è un caso che dopo la conferenza stampa di Renzi, da Forza Italia siano arrivati pochissimi commenti. A parte le durissime critiche di Brunetta, lo scetticismo di Capezzone e le perplessità della Ravetto sull'uso del disegno di legge invece che del più efficace decreto, nessuno si prende la briga di attaccare o difendere il premier fino a quasi le nove di sera. Un buco di comunicazione dovuto al fatto che il Cavaliere è riunito dalle cinque del pomeriggio con Fitto ed una delegazione di una quarantina di pugliesi con cui Berlusconi resterà per bene tre ore. Il leader di Forza Italia, dunque, non guarda la conferenza stampa di Renzi e solo ad ora di cena scorre le agenzie ed arriva alla conclusione che alcuni suoi timori erano fondati: doveva essere un mercoledì da leoni ed è stato invece un giorno da pecora. Perché spiega a tarda sera Toti «abbiamo visto è un po' di confusione su coperture e tempi». Insomma, «apprezziamo l'entusiasmo ma il giudizio completo lo avremo il 1 maggio». Dura anche la Santanché: «Per ora l'unica certezza che ha dato agli italiani è la patrimoniale». Scettica anche la Bergamini: «Trattandosi per il momento di intenzioni, sospendiamo il giudizio sia sugli indubbi elementi positivi che su quelli più preoccupanti, come il ventilato aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie».

Capitolo a parte restano le vicende interne al partito in vista delle Europee. A pranzo con Verdini, Toti, Brunetta e Romani, Berlusconi ascolta le ragioni di chi non vorrebbe che corressero i parlamentari nazionali per evitare che si aprano le porte a prove muscolari dentro Forza Italia. Fitto, che da settimane tace, pur non avendo affatto deciso di presentarsi non sembra però aver gradito il veto.

Ieri c'era troppa gente per affrontare il discorso con il Cavaliere e i due si sono dati appuntamento per oggi. Per vedere – avrebbe confidato Fitto ad un collega – se davvero mi dicono di non candidarmi perché ho troppi voti.

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