Roma - Un tuffo nei colori forti del liberalismo «senza se e senza ma». Una giornata di studio con studiosi di altissimo livello accademico, alla ricerca di stimoli e risposte senza conclusioni prefabbricate. Per qualcuno un ritorno alla fonte originaria delle ragioni profonde del suo ingresso in politica. Ma anche, e forse soprattutto, un laboratorio per individuare la giusta alchimia con cui tagliare le tasse e tornare a dare respiro al nostro sistema imprenditoriale.
Questa mattina Silvio Berlusconi, a Villa Gernetto, il luogo dove da sempre sogna di istituire l'università del pensiero liberale, si calerà nelle vesti del rettore. E tra i muri settecenteschi di questa reggia-ateneo, orchestrerà un summit con economisti e premi Nobel, una tavola rotonda che si svolgerà nella cosiddetta sala dei professori e che avrà un carattere strettamente privato. Con il presidente del Pdl siederanno soltanto poche persone, fra cui Antonio Martino, la tessera numero due e la mente del programma economico di Forza Italia, che da due mesi sta lavorando al progetto. Oltre a Martino ci saranno Giuseppe Moles, parlamentare Pdl e braccio destro dell'ex ministro, e Deborah Bergamini, altra orgogliosa esponente dell'ala liberale del partito. I nomi degli economisti sono rigorosamente top secret. Tutti gli indizi, però, portano verso studiosi appartenenti o vicini alla Mont Pelerin Society (dal centro termale svizzero sede del primo incontro) un'organizzazione internazionale composta da economisti, intellettuali e politici, periodicamente riuniti per promuovere il libero mercato e la «società aperta». In pratica una Internazionale liberale che vanta otto premi Nobel assegnati ai suoi membri, tra i quali Milton Friedman e Friedrich Von Hayek (tra i membri anche Einaudi e Bruno Leoni).
«Sarà una riunione a porte chiuse con alcuni ospiti per chiarirci le idee sul futuro dell'euro», spiega Martino. Gli «ospiti» di peso saranno sei, pare tre europei e tre statunitensi, per una platea che complessivamente non supererà le 70 unità. Tra i nomi che circolano quello di Gary Becker, economista statunitense, vincitore del Premio Nobel nel 1992, famoso per i suoi studi dedicati al capitale umano e alle sue relazioni con la crescita economica. C'è anche chi ipotizza la presenza del francese Pascal Salin, professore di economia (ma, a dire il vero, più filosofo che economista), abituato a imbracciare la bandiera del liberalismo in una terra in cui il monopolio dello Stato in tanti settori è ancora granitico. Così come non si esclude la presenza di Edward Luttwak mentre avrebbe declinato l'invito José Pinera, (fratello del presidente cileno Sebastian) l'economista laureato ad Harvard che disegnò una riforma pensionistica diventata un modello a livello mondiale.
Sul fronte delle presenze non è esclusa la presenza di Angelino Alfano. Così come dovrebbe esserci l'ultimogenito di Berlusconi, Luigi, e il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris. Non ci saranno dichiarazioni o conferenze stampa proprio perché il padrone di casa non vuole che un appuntamento pensato due mesi fa come occasione di studio si trasformi in un palcoscenico in vista della «ridiscesa» in campo. È inevitabile, però, immaginare che da un summit così qualificato possano uscire alcune linee guida in vista delle elezioni dell'anno prossimo. In tempi in cui la crisi e il debito pubblico limitano il raggio d'azione di ogni esecutivo, è fondamentale trovare nuovi percorsi per contaminare con le idee liberali le azioni di governo e individuare soluzioni alla difficile equazione disciplina di bilancio-tagli fiscali.
Così come è pressoché scontata una riflessione sull'euro, sul rapporto con l'Ue e la cessione di quote di sovranità nazionale. Punti caldi che saranno analizzati attraverso la lente del liberalismo. E che serviranno a regalare sostanza, credibilità e respiro all'inevitabile breviario di promesse della campagna elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.