Quarantotto ore dopo, pure un reticentissimo Giorgio Napolitano è costretto a dire la sua. Non tanto perché ormai da due giorni i big di Forza Italia picchiano senza sosta sul Colle, né perché in mattinata è lo stesso Silvio Berlusconi a puntare il dito contro «il Capo dello Stato, i presidenti di Senato e Camera e il premier» che «non hanno ritenuto di fare alcuna dichiarazione». Il problema, infatti, è che le rivelazioni dell'ex segretario al Tesoro statunitense Tim Geithner - secondo il quale nel 2011 l'Ue avrebbe «complottato» per far cadere Berlusconi - sono sulle prime pagine di tutti i quotidiani e stanno rimbalzando anche nelle principali cancellerie europee. Un silenzio, dunque, non farebbe che accreditare quello che non è più solo la convinzione dell'ex Cavaliere (che da mesi parla di «colpo di Stato») ma pure la versione di una fonte autorevole e informata come Geithner.
La presa di posizione del Colle, come è prevedibile, manda su tutte le furie un Berlusconi fermamente convinto che Napolitano abbia avuto un ruolo di primo piano nella sua uscita di scena nel 2011. Non solo perché - come più volte ha ripetuto - il capo dello Stato «riceveva Mario Monti per scegliere i tecnici di un potenziale esecutivo quando era ancora giugno e l'imbroglio dello spread non era nemmeno scoppiato». Ma anche perché, secondo il leader di Forza Italia, il presidente della Repubblica diede la benedizione alla famosa lettera della Bce firmata da Jean-Claude Trichet e scritta da Mario Draghi proprio per preparare la strada a quello che l'ex premier definisce senza esitazioni un «golpe bianco». Insomma, confida Berlusconi a chi ha occasione di sentirlo nel corso della giornata, «è lui il vero regista» e il fatto «che ora se ne lavi le mani rasenta il ridicolo». Così non ci gira troppo intorno quando qualche ora dopo partecipa ad una manifestazione elettorale organizzata a Roma da Antonio Tajani. «Dopo quello che è successo ieri» con le rivelazioni di Geithner, dice dal palco, siamo delusi e disgustati ma anche furiosi ed esasperati». E ancora: «Un ministro della prima amministrazione Obama ha fatto una dichiarazione che lascia pochi dubbi sulla sua gravità visto che racconta come nel G20 di Cannes per ben due volte Merkel e Sarkozy abbiano convocato una riunione che aveva una finalità chiara». Quella, aggiunge, «di colonizzare il nostro Paese» con una sospensione del governo in carica che sarebbe stato «lasciato alla troika».
Si tace, invece, su Napolitano. Ed evita di rispondergli pubblicamente. Ma ci tiene a spiegare alla platea che lo ascolta per quasi due ore il perché. «Non posso andare più a fare i comizi in giro per l'Italia - dice - e devo anche ricordarmi sempre di non attaccare il capo dello Stato perché altrimenti mi si dice scherzi con il fuoco. Insomma, basterebbe un passo falso per finire ai domiciliari o a San Vittore». Un modo per lasciare intendere che, potesse, di cose da dire ne avrebbe molte.
Intanto, mentre da Berlino il governo tedesco si trincera dietro un «no comment», a Roma Forza Italia parla di «attentato alla costituzione» e il capogruppo azzurro Renato Brunetta presenta alla Camera una proposta per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.