Centrodestra pigliatutto: otto mesi di sole vittorie

Dopo le Politiche dello scorso 25 settembre, i partiti che compongono la coalizione di governo si sono sempre confermati nelle successive tornate elettorali locali. La "luna di miele" del centrodestra con gli elettori prosegue

Centrodestra pigliatutto: otto mesi di sole vittorie
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Solitamente - soprattutto negli ultimi anni in cui la comunicazione è diventata sempre più veloce e immediata e con i cittadini che pretendono di ricevere delle risposte politiche che siano il più possibile concrete e rapide - la fatidica "luna di miele" dei partiti che sostengono un governo nazionale è sempre più breve. Si pensi, ad esempio, a Matteo Renzi, il quale non era riuscito sostanzialmente ad andare oltre quel clamoroso boom del 40% del suo Pd alle elezioni europee che si tennero tre mesi scarsi dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi.

Dopo quella finestra dei "primi cento giorni", infatti, l'attuale leader di Italia Viva cominciò sempre di più a calare nei consensi già nelle tornate elettorali subito successive (regionali, comunali e infine il referendum costituzionale). Insomma, in una realtà dove il consenso è sempre più movimentato e dove l'elettorato tende spesso a cambiare precipitosamente idea dopo che una persona è salita al potere, non è semplice conservare un consenso che rimanga stabilmente alto dopo più di tre o quattro mesi al massimo. E invece il centrodestra sta incredibilmente smentendo tutte queste propensioni fluttuanti e, dopo più di otto mesi da quella trionfale imposizione alle Politiche del 25 settembre 2022, sta facendo man bassa di successi a livello locale. Ultima, in ordine di tempo, le ultime elezioni Comunali.

In Lombardia e in Lazio non c'è stata partita

Il primo test provante, per Giorgia Meloni e i suoi alleati, era arrivato nello scorso febbraio, quando Lombardia e Lazio erano state stravinte dalla coalizione di centrodestra. Entrambi i rispettivi candidati governatore, Attilio Fontana e Francesco Rocca, avevano imposto più di 20 punti di vantaggio a quello di centrosinistra: Pierfrancesco Majorino, alleato con il Movimento 5 Stelle, e Alessio D'Amato (Partito Democratico e Terzo Polo). In una competizione dove - in basse alla legge elettorale - non è necessario raggiungere il quorum del 50% +1 di consensi (c'è solo un turno unico, maggioritario), l'alleanza di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia non ha concesso nemmeno le briciole ai diretti avversari, attestandosi entrambi attorno al 54%. Se per la Regione nel Nord Italia il responso elettorale non era stato proprio una sorpresa, tutt'altro discorso invece per quanto riguarda quella del Centro, dove l'ex presidente della Croce Rossa Italiana aveva dato la spallata al decennio di Zingaretti, strappando così una delle pochissime regioni che sono in mano al Pd. Una svolta.

Il plebiscito in Friuli e il 9-3 in queste amministrative

Come se poi non bastasse, a inizio aprile è stato il momento della netta riconferma del Friuli Venezia Giulia con il buon governo di Massimiliano Fedriga con oltre il 64% contro il candidato unitario di Pd e 5 Stelle (28%). Due settimane dopo la Schlein era riuscita addirittura ad esultare per il ballottaggio vinto a Udine, nonostante fosse stato poi lo stesso sindaco neoeletto a smentire l'effetto dei dem: "Il Pd non ha aumentato i voti, ha funzionato la coalizione", affermerà infatti Alberto Felice De Toni. E non aveva tutti i torti a far volare basso la segretaria del Partito Democratico visto i numeri recentissimi che sono arrivati tra primo e secondo turno delle elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario.

I calcoli sono presto fatti: tolta Terni, che è finita al civico Bandecchi, il conteggio totale dei capoluoghi di Provincia andati al voto in questo mese di maggio parla di un netto 9-3 a favore del centrodestra.

Con Ancona (unico capoluogo di Regione) che si prende il ruolo della città simbolo di questo trionfo dei partiti dell'esecutivo: non solo perché un'altra roccaforte rossa cade in maniera sorprendente, ma anche perché nella mappa d'Italia ora l'alleanza di centrodestra pareggia i conti dei Capoluoghi di Regione amministrati. 9 pari. E pensare che, citando testualmente Repubblica di due settimane fa, "l'onda di destra si è fermata…".

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