Che sollievo sarà viaggiare senza "chiami tu e pago io"

Più sei lontano e più la gente ti cerca per fare due chiacchiere. L'unica soluzione è la tariffa unica europea. Tra tre anni...

Che sollievo sarà viaggiare senza "chiami tu e pago io"

«Mamma adesso devo proprio salutarti» dico invano cercando di interromperle la parlantina e spiegarle che anche se ha chiamato lei, pago io: il maglione l'ho preso, il cappotto pure, stia tranquilla e ci sentiamo poi, tanto sono appena atterrato. Il criterio del pagare noi quando si viene chiamati da un altro è una regola molto conosciuta da chi si trova all'estero, e anche da chi resta a casa, credo con un sentimento di sadismo nei tuoi confronti: più sei lontano più la gente ti telefona per fare due chiacchiere, mentre tu sudi freddo, non ti ricordi più quale cavolo di tariffa hai.
Insomma, oggi siamo tutti interconnessi, non possiamo fare a meno di Facebook, di Twitter, del web e del telefono, e in teoria siamo cittadini europei, sebbene l'Europa ci stia sempre più sulle palle per una serie catastrofica di ragioni. Tuttavia appena varchiamo il confine e accendiamo l'iPhone il nostro primo incubo è il primo trillo di telefono, nel mio caso la sigla di Doctor House. Il secondo incubo, più spaventoso ancora, si chiama roaming, una parola che mette i brividi, infatti tutti ti avvertono di stare attento al roaming.
Non serve a niente essersi preparati prima: al ritorno ci sarà sempre qualche brutta sorpresa, seguita dall'inutile litigata con una signorina del call-center che ti spiegherà di leggere meglio le condizioni accettate, e in effetti non ci avevi fatto caso alla clausola sotto l'asterisco, ti tocca pure darle ragione e fare la figura dello sprovveduto.
Il punto è che non sai mai cosa hai accettato. Ci sono le schede dove paghi solo tu se telefoni a un'altra scheda italiana, ma a seconda del piano tariffario, e inoltre quando parti fai tutto di fretta e mica te lo ricordi, quanti minuti hai, quanto puoi navigare. Erano trenta minuti dopo il primo scatto o dieci o tre? E dopo? Oppure ti sei dimenticato e fai la scheda comprata sul posto, che non sei mai sicuro di aver abilitato correttamente. Mentre senza scheda pagate entrambi, chi ti chiama dall'Italia fino al confine, come mia mamma, tu il resto, e quel resto è un'incognita. E anche una sensazione molto vintage per chi ha più di quarant'anni, una madeleine di quando c'era ancora la Sip e le interurbane e il contascatti e la pubblicità del mi ami ma quanto mi ami. Tra l'altro è una legge fisiologica, almeno per me: siccome come sono in un posto vorrei essere in altro, appena sono lontano sento un bisogno insopprimibile di connettermi con un altro posto, chiamare l'amico che sento tutti i giorni non per raccontargli cosa sto facendo io ma per sapere cosa sta facendo lui, stai a vedere si diverte di più lì. Se è donna cui sei ossessionato peggio ancora: io per esempio ho la fissa di controllare quante volte si connette Selvaggia Lucarelli su Whatsapp, e lì proprio non ci pensi, a quanto ti costa, abiliti il roaming perché ti sembra un caso di vita o di morte. All'estero, unico vantaggio rispetto alla nostra condizione da paese tecnologicamente arretrato credo perfino rispetto al Burkina Faso, è pieno di hot-spot, cioè passi vicino a un locale e ti puoi connettere perché i wi-fi sono aperti. Ma questo va bene se sei al centro di Parigi: se invece vagoli tra Illiers e Auteuil per cercare i luoghi di Marcel Proust già più difficile. Quindi il traffico dati è un altro traffico di neurotrasmettitori d'ansia: carichi la tua pagina Facebook per mettere uno status e non sai quanto ti costerà, alla fine ci rinunci e dopo averci rinunciato rischi, non si può rinunciare.

Così l'unico escamotage intelligente, in attesa di una tariffa unica europea (dicono che arriverà entro il 2016), è riempire la tua bacheca prima del viaggio con le immagini del viaggio, tanto su Google trovi tutte le foto che scatterai, e magari ti passa pure la voglia di partire.

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