Giampiero Maruggi è una figura importante in Basilicata. Alle elezioni regionali, grazie al centrosinistra, l'esponente di Potenza debutta nella politica attiva. Anche se, nella sua lunga carriera professionale, non è stato distante da poteri forti né da passaggi controversi. Maruggi si candida a consigliere con Basilicata Casa Comune, lista alleata di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, e molti lo danno in pole come assessore alla Sanità in caso di vittoria di Piero Marrese (non senza rischi di conflitto di interessi). Ma chi è questo rappresentante lucano di un'alleanza giallorossa dove si discute di questione morale?
L'iscrizione alla massoneria
Classe 1957, Maruggi ha collezionato una sfilza di incarichi in banche e ospedali. A 19 anni entra nella Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania come dipendente. Poi, a metà anni '80, la rapida scalata ai vertici bancari: prima è responsabile del servizio Fidi del Mediocredito del Sud e, a fine secolo, direttore generale della Banca Popolare del Materano. Dopo dieci anni a capo di questa realtà, Maruggi si trasferisce con lo stesso ruolo nella Banca Popolare del Mezzogiorno fino al 2010.
Nel frattempo si laurea in Giurisprudenza e diviene avvocato. Nel 2012, tuttavia, il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Potenza ne delibera la cancellazione dall'Albo. Una curiosa coincidenza: solo due anni prima era stato pubblicato l'elenco degli iscritti alla massoneria nella provincia di Potenza nel quale compariva anche il nominativo di "Maruggi Giampiero". Il che lo rendeva di fatto incompatibile con l'avvocatura.
Raggiunto dal Giornale, Maruggi conferma sia di non avere mai esercitato la professione di avvocato - perché "impegnato in attività professionali di altro tipo" - sia di aver aderito alla massoneria più di trent'anni fa e di esservi rimasto per un breve periodo: "Era una mia curiosità negli anni giovanili, volevo capire quel mondo ma poi vidi che non c'entravo niente e me ne allontanai definitivamente". Di per sé non ci sarebbe nulla di male a essere un massone, se non fosse che il suo nome venne condiviso nel 2014 su Facebook dal Movimento 5 Stelle Basilicata con questa secca dicitura: "Nessun iscritto alla massoneria può candidarsi come portavoce del M5S". Tra i 5 grillini no, ma in un partito alleato va benissimo, a quanto pare.
Il presunto concorso truccato
Il suo percorso prosegue negli anni '10 del Duemila con diversi ruoli. Nel 2012 arriva il momento di guidare l'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, nominato da Vito De Filippo. Non proprio un biennio fortunato, visto le grane che arrivano In almeno due circostanze, infatti, si trova coinvolto su questioni di opportunità professionale. La prima - più incidentale - riguarda la morte di una donna morta nel reparto cardiochirurgia dell'ospedale che lui dirige, a seguito della quale lui si dimette. "Quella vicenda ricevette una tempesta mediatica assolutamente eccezionale. Non vi era alcuna responsabilità della direzione strategica ma, per abbassare la tensione sul San Carlo, ritenni giusto dimettermi per il buon nome dell'ospedale".
La seconda è un caso giudiziario in cui Maruggi non è mai stato indagato: il processo per falso ideologico e abuso d'ufficio che vede tra gli imputati l'attuale direttrice del reparto di Neonatologia del San Carlo, Simona Pesce, e la vincitrice del concorso del 2015, Camilla Gizzi. Pesce è la compagna del direttore del dipartimento materno-infantile, il ginecologo Sergio Schettini, che vanta anche una solida amicizia con l'ex ministro della Salute Roberto Speranza. Nel 2016 la direzione generale nomina proprio la Pesce a vicaria della neo primaria Gizzi, estromettendo un altro neonatologo, Giulio Strangiu, a dispetto di titoli e punteggio in graduatoria. Lo scandalo del presunto concorso truccato parte da un video pubblicato dalla testata online Basilicata 24.
Schettini afferma che la sua compagna gli aveva presentato la dottoressa Gizzi caldeggiandone la nomina all'ospedale di Potenza e, durante una cena, le propone di venire a lavorare al San Carlo. Schettini racconta quindi di avere parlato con Giampiero Maruggi per proporgli Gizzi come direttore della Neonatologia e poi di essersi recato a Roma insieme allo stesso direttore generale per incontrarla al bar Canova. Qua Maruggi avrebbe detto alla donna: "Noi siamo qui, ci pensi". E Schettini aggiungerà poi: "Maruggi riuscì a darci l'energia giusta in quel momento". Ora si andrà a dibattimento.
"Io mi trovavo a Roma insieme al mio direttore sanitario per altre questioni di lavoro. Il dottor Schettini e mi propose di prendere un caffè e c'era presente anche la dottoressa Gizzi - racconta Maruggi su questo aneddoto -. Questa conoscenza mi convinse che la dottoressa fosse molto brava, ma poi la cosa finì là. Anche perché poi le procedure concorsuali non mi riguardarono e non esercitai alcun ruolo nelle fasi successive. Lei decise di partecipare a un concorso bandito dal San Carlo e penso proprio che lo vinse per meriti e titoli. Non ci fu assolutamente nulla di pruriginoso".
La turbativa d'asta del San Carlo
Per un'altra importante vicenda giudiziaria, invece, Giampiero Maruggi finisce imputato. Sempre nella funzione di direttore del San Carlo. La procura gli contesta la turbativa d'asta per la gestione di un appalto della stessa struttura di circa 30 milioni di euro che sarebbe stato affidato all'azienda Kuadra srl, rappresentata da Giuseppe Tancredi, senza gara, per assicurare all'impresa "una sorta di monopolio nell'esecuzione dei servizi ospedalieri", scrivono i magistrati. Nel giugno 2017 il gup di Potenza Amerigo Palma dispone il rinvio a giudizio per Maruggi, Tancredi e altre quattro persone. Il processo si è concluso - è la notizia inedita - con una sentenza di prescrizione per tutti gli imputati.
"Io ero totalmente estraneo - ci dice Maruggi -. C'è stato un rinvio a giudizio che non ho mai compreso" visto che il gup ha deciso "in maniera quasi automatica e incomprensibile di mandarmi a processo". Si tratterebbe, dunque, di una vicenda nella quale il San Carlo "aveva realizzato un notevole risparmio su determinate forniture, per cui personalmente mi sento tranquillissimo con la mia coscienza di avere operato bene". E sui contestati intrecci stretti con Giovanni Tancredi, Maruggi smentisce tutto: "Non ho mai avuto rapporto diretti con lui. Da direttore generale avevo il compito di tracciare la visione dell'azienda sanitaria e non ho mai parlato con persone afferenti a singole forniture".
"Il giudice vigilerà sulla nostra banca"
Nel corso della sua decennale esperienza lavorativa, Maruggi è anche Capo Area delle filiali lucane della Banca Popolare di Bari. Il suo nome spunta così in un'altra inchiesta nel capoluogo pugliese sul fallimento della Fimco e della Maiora Group, società di proprietà del gruppo Fusillo di Noci. È lui infatti il funzionario che racconta nei dettagli un episodio, che lo vede protagonista, in una mail (senza alcuna rilevanza penale per Maruggi) indirizzata il 6 marzo 2018 a Gianluca Jacobini. Quest'ultimo è tutt'ora imputato per concorso in bancarotta fraudolenta.
Come si legge nelle carte del pm Lanfranco Marazia, Maruggi riferisce a Jacobini di avere incontrato a Potenza un magistrato in servizio nel settore penale e da lui aveva ottenuto certezze sul cambio di passo, favorevole alla banca, che di lì a poco si sarebbe registrato in quel Tribunale, dove erano in corso alcune cause contro la BpB. "Gli ho rappresentato quanto messo in danno della nostra banca", nonché "il clima di ostracismo che dobbiamo registrare nei nostri confronti presso il Tribunale di Potenza". Il giudice è Rosario Baglioni, allora presidente della Sezione Penale del Tribunale potentino: "Ha parlato molto bene di una direttrice di filiale e si è espresso positivamente anche sul nostro ruolo di banca territoriale".
Il magistrato avrebbe cercato al telefono il giudice delegato cui si riferisce quell'affare: "Mi ha comunque assicurato che gli parlerà e che vigilerà affinché la nostra banca non abbia a subire trattamenti ingiustificati". Infine si dice convinto che, "poiché l'ambiente del Tribunale di Potenza è piccolo e molto permeabile, sicuramente il nostro passo sarà noto a molti - concludeva la mail - e costituirà di per sé un monito nei confronti di quanti hanno sinora ritenuto di poter trattare la nostra banca con leggerezza o con acrimonia".
Maruggi ci conferma i contenuti dell'incontro: "Ero interessato al buon nome della BpB. Mi pareva di scorgere degli atteggiamenti da parte di alcuni curatori fallimentari che spostavano delle somme presso la nostra banca sulla base di rumors che la volevano in difficoltà. Mi preoccupai doverosamente quindi di rappresentare che in quel momento i fondamentali della banca erano in ordine e che non c'erano motivi di preoccupazione". Le pressioni sul giudice Baglioni sembrerebbero palesi. Ma lui nega stranezze: "Non lo avevo mai cresciuto prima. Gli chiesi un appuntamento formale e fui ricevuto. È stato un incontro cordiale nel quale gli spiegai le ragioni della nostra banca. Nient'altro".
Pd e 5 Stelle in silenzio
Ora, Giampiero Maruggi è una persona con una fedina penale pulita. Quello però che appare in maniera evidente - con questi trascorsi biografici - è che il suo profilo fatichi a essere in linea con la figura di un candidato politicamente intonso come invece continuano a insistere sia Pd sia i 5 Stelle con i loro codici etici.
Insomma: con Marrese vincitore contro Vito Bardi, qualche notevole imbarazzo tra dem e grillini potrebbe sorgere. La domanda rimane dunque questa: Conte e Schlein non hanno da commentare sul curriculum di questo loro alleato?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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