Tanto tuonò che piovve e Beppe Grillo ha fatto il botto. La sua ininterrotta recita, per oltre settanta comizi su e giù per l'Italia, si è tradotta in voti sonanti. Un trionfo del teatro sulla bolsa politica. Da adesso, la parola passa alla realtà parlamentare.
Il sessantaquattrenne, Grillo, di professione comico, era già da anni sullo sfondo della vita nazionale come potenziale politico.
Possiamo risalire al 15 novembre 1986 quando presentando Fantastico 7 in tv, mise alla berlina i socialisti. L'allora premier, Bettino Craxi, era rientrato da un favoloso viaggio di Stato a Pechino con amici, parenti e casse di champagne. Grillo fece lo spiritoso in diretta: «La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti... mangiavano... A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: Ma senti un po', qua ce n'è un miliardo e sono tutti socialisti?. E Craxi ha detto: Sì, perché?. Ma allora se sono tutti socialisti, a chi rubano?». La battuta gli costò l'allontanamento della Rai per sei anni. Anche nel 1994, quando il Cav debuttò in politica, Grillo disse la sua. Stavolta per applaudire, perché all'epoca ce l'aveva con le cariatidi del pentapartito e dell'ex Pci. Disse infatti: «Sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare». Anni dopo se la prese invece col medesimo, dicendo: «Per arrivare a Berlusconi dobbiamo essere diventati parecchio stupidi». Cruda opinione che oggi molti italiani potrebbero applicare a lui. Più tardi, si innamorò di Prodi e della falce e martello. Fin qui, sfarfalleggiava.
Dal 2007, la passione di Grillo per la politica diventa professionale. L'8 settembre di quell'anno si svolse il primo V-Day, con la raccolta di trecentomila firme per una riforma elettorale in tre punti: esclusi dal Parlamento i condannati definitivi; due mandati massimo; preferenza diretta. Successivamente, il 4 ottobre 2009, Grillo e il suo amico internettiano, Gianroberto Casaleggio, fondarono a Milano il Movimento 5 stelle, completando l'opera di proselitismo iniziata col blog e il social network Meetup. Grillo, tuttavia, rimase marginale. La stampa lo snobbava, né aveva motivo di occuparsene. M5S partecipò alle Amministrative 2010 e 2011 con poco successo. Il piccolo gruppo vociante pareva senza avvenire.
A cambiare tutto - come oggi si tocca con mano - fu l'ingresso in scena di Mario Monti. È quel geniaccio del Professore (appoggiato, ahimè, dal Pd e Pdl), la manna che ha nutrito il grillismo.
Quando il Cav nel novembre del 2011 si dimise, dette un grande dolore ai suoi elettori. Molti andarono a infoltire le annose fila degli insoddisfatti di ogni schieramento. Se si fosse votato tra la fine 2011 e inizio 2012, avrebbe dominato il rifiuto delle urne. Nell'elettorato prevaleva la stanchezza. Pochi mesi di montismo sono bastati a spazzarla via. Con la dissennata politica fiscale e il peggioramento generale, il rigetto si è trasformato in rabbia. Chi aveva deciso di restare a casa ha aperto le orecchie alle intemerate di Beppe e ci si è riconosciuto. Dall'astensionismo si è così passati al voto di protesta. Il grillismo ha messo le ali, inanellando un successo dopo l'altro tra la primavera e l'autunno del 2012.
Nelle amministrative di maggio, M5S ha raggiunto al Nord punte del 17 per cento e ha conquisto Parma, già del centrodestra. Meglio ha fatto in ottobre in Sicilia dove Grillo, dopo avere attraversato lo stretto a nuoto, è stato accolto come Garibaldi e ha trionfato alle urne, piazzando il suo partito al primo posto (14,90 per cento). Solo un assaggio del successo odierno. Premesso che Beppe non si è candidato (coerentemente: ha una condanna definitiva per triplice omicidio colposo) e che perciò comanderà i suoi a distanza - cosa già di per sé inedita - vediamo chi ci siamo messi in casa.
M5S è ideologicamente un movimento ambientalista e antipartito che si organizza via Rete. Conseguenza virtuosa è il rifiuto del finanziamento pubblico e la diminuzione delle prebende politiche. Al centro del suo programma economico c'è la famosa «decrescita»: lavoro «verde», blocco grandi opere (Tav, strade, ecc.), risparmio energetico, pochi spostamenti, telelavoro. L'Eden: capanne, tratturi, dorsi di mulo.
Grandi elettori di Grillo sono artisti e cantanti, tra cui Mina, Celentano e Dario Fo, che Beppe ha proposto per il Colle. I nemici da battere sono i politici, sindacati e stampa. Gli slogan di Grillo in campagna elettorale sono stati quelli dell'Angelo Sterminatore: «Arrendetevi, siete circondati dal popolo italiano»; «Sta arrivando lo tsunami, politici preparate le scialuppe, le vostre balle stanno a zero»; «Giornali e tv sono l'ultima barriera, le mura di Gerico a difesa dell'indifendibile». Beppe è anche passato all'azione cacciando giornalisti e cameramen dai comizi.
I grillini hanno lo stesso atteggiamento che fu dei sessantottini verso i borghesi, dei leghisti contro i partiti tradizionali, dei seguaci della Primavera di Palermo con chiunque criticasse Leoluca Orlando: un'intolleranza al cubo. Sono i soliti puri e duri, malattia infantile degli esordienti alcuni dei quali tra qualche anno - sicuro come le nebbie in Valpadana - saranno emuli di Fiorito (er Batman). Se osate criticarli, si trasformano in mazzieri da Marcia su Roma e Triangolo rosso. Ne sa qualcosa il giornalista del Tg1, Marco Frittella, reo di avere definito «gesto fascista» l'allontanamento a forza di un cronista dal palco grillino.
Diversi energumeni senza nome, se non quello farlocco del Web, hanno sommerso il malcapitato mezzobusto di «per te ci vuole l'olio di ricino», «per te basta l'olio di fegato di merluzzo», «vedrai che ti cacciamo dalla Rai», «alla Rai faremo piazza pulita».Non è escluso che uno di questi gentiluomini sia tra quelli che Grillo ha spedito in Parlamento a purificare l'Italia.
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