
La campagna di Pro Vita & Famiglia sulla libertà educativa e contro i progetti LGBT nelle scuole dal titolo “Mio Figlio No” è stata censurata dal Comune di Roma dopo neanche 24 ore.
Il Campidoglio ha intimato le ditte concessionarie di rimuovere i 50 manifesti che erano stati affissi ieri a Roma perché “segnati da stereotipi nella rappresentazione della comunità Lgbtqai+, rappresentata come minaccia e dannosa per lo sviluppo dei bambini e dell’infanzia”. Le affissioni di Pro Vita & Famiglia, regolarmente autorizzate che in in parte erano già state vandalizzate da ignoti, ritraevano tre adolescenti in età scolastica e riportavano testimonianze reali raccolte dall’Associazione: “Oggi a scuola un attivista LGBT ha spiegato come cambiare sesso”; “Oggi ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo”; “La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine”.
Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, si difende: "Le motivazioni addotte dal Comune di Roma, secondo cui i nostri manifesti sarebbero 'offensivi delle declinazioni di identità sessuale diverse da quella tradizionale' e “contrari alle politiche di genere portate avanti da Roma Capitale', appaiono come un patetico pretesto per giustificare l’ennesima vergognosa e censura a opera di uno squadrismo LGBT ormai istituzionalizzato, in piena violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione contro cui ovviamente faremo ricorso in Tribunale". Secondo Coghe, Roma "è ormai sotto il totale controllo della Lobby arcobaleno". Marilena Grassadonia, già presidente delle Famiglie Arcobaleno, infatti, è attualmente responsabile dell’Ufficio LGBT del Comune e "su mandato del Sindaco Gualtieri, porta avanti una massiccia campagna di promozione dell’ideologia gender e dell’Agenda LGBT nelle scuole come dimostra il recente bando pubblico sull’educazione sessuale, scritto su misura delle associazioni trans-femministe". Il portavoce di Pro Vita & Famiglia non ha dubbi: "Dato che ora non è più nemmeno possibile dissentire pubblicamente con le politiche del Comune, siamo ufficialmente in un vero e proprio regime totalitario, contro cui padri e madri continueranno a opporsi con tutte le forze".
La Onlus pro-life ha, dunque, lanciato un appello per sostenere i costi necessari a replicare la campagna anti-gender anche in altre città italiane e affrontare i procedimenti legali contro la censura della giunta Gualtieri e delle altre amministrazioni che in passato avevano ordinato la rimozione di simili manifesti.
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