Monti fa lo scarica barile: "Le sorti del Paese nelle mani delle parti sociali"

Il premier crede ancora che la ripresa sia dietro l'angolo: "Arriverà presto, anche se non si vede dai numeri...". Ma la Confindustria non è affatto d'accordo. Squinzi: "Manca una politica industriale"

Il premier Mario Monti ci crede (ancora). Continua a ripetere che la crisi economica è agli sgoccioli, che l'Italia sta uscendo dal tunnel e che il boom è dietro l'angolo. Non solo. A chi gli fa notare che i dati sono allarmanti, spiega con pacatezza che "la ripresa non la si vede nei numeri ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro paese e credo anche che arriverà presto". In realtà, la situazione economica è tutt'altro che tranquilla. Tanto che, anche oggi, gli industriali hanno lanciato l'ennesimo allarme:"L'autunno non è caldo, è bollente, ci sono casi di crisi aziendali che non finiscono sui giornali". Intervenendo alla Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha duramente boccato la politica economica del governo Monti e, prendendo a esempio il caso Sulcis, ha accusato i tecnici di "latitare" nell'adottare "una politica industriale chiara". Ma il premier fa lo scarica barile: "Molta della sorte dei lavoratori, degli imprenditori e del Paese è nelle mani delle parti sociali e non solo e non tanto nelle mani del governo".

Oggi pomeriggio, a Palazzo Chigi, si è tenuto l’incontro tra il governo e le associazioni imprenditoriali. Al termine del vertice Monti ha fatto presente alle parti sociali che, "oltre allo spread sugli interessi sui titoli di stato, che incide negativamente sul costo del credito e sugli investimenti delle imprese, assume grande rilievo lo spread di produttività, che altrettanto pesantemente incide sulla capacità competitiva aziendale". La produttività delle imprese è, infatti, considerata di importanza cruciale dalle organizzazioni internazionali e dalla Commissione europea per la riduzione degli squilibri interni di Eurolandia. Proprio per questo Monti ha sollecitato le parti sociali a "impegnarsi su un dialogo che porti a tempi brevi" su proposte condivise."Ci sono migliaia di piccole e medie aziende che stanno soffrendo mediaticamente in silenzio ma che sono la cosa che ci preoccupa di più", ha denunciato Squinzi spiegando che le imprese italiane "potranno essere uniche quanto si vuole ma abbiamo bisogno di un paese normale, di semplificazioni burocratiche, se il nostro paese non assicura condizioni competitive, analoghe a quelle del resto d’Europa e del mondo non andremo molto lontano". Secondo il leader degli industriali, il caso Ilva è emblematico per comprendere "la complicazione normativa e burocratica del Paese, con una regione che può imporre parametri più stringenti di quelli europei". "Sono problemi che bisogna risolvere per dare una speranza a chi investe nel paese", ha proseguito il numero uno di viale dell’Astronomia cogliendo l'occasione per bocciare la riforma sul mercato del lavoro firmata dal ministro del Welfare Elsa Fornero. Il presidente della Confindustria giudica, "al momento", la riforma varata dal governo Monti come "un’occasione persa", anche se ritiene che "si possa intervenire per migliorarla". "Non giudichiamo la riforma in maniera positiva in quanto ha tolto molta flessibilità in entrata senza dare una vera svolta alla flessibilità in uscita", ha spiegato Squinzi.

Il calo della produzione industriale italiana è legato principalmente alla flessione dei consumi interni, dovuta in particolare al prelievo fiscale. Proprio per questo, a detta di Squinzi, "uno stimolo dei consumi interni è il modo più diretto e immediato per far ripartire la crescita".

"Bisogna lavorare in modo particolare sulla detassazione dei salari", ha concluso il presidente di Confindustria auspicando da parte del governo Monti misure a più lungo termine come "il sostegno alla ricerca, per essere capaci di creare innovazione".

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