La Guzzanti chiede i fondi statali per un film che attacca lo Stato

La Guzzanti sta girando la sua versione sulla presunta trattativa tra apparati dello Stato e vertici della mafia

La Guzzanti chiede i fondi statali per un film che attacca lo Stato

«Farò un film sulla trattativa Stato-mafia» dichiarava Sabina Guzzanti più di un anno fa alla voce amica del Fatto Quotidiano. Detto fatto. L'autrice di Viva Zapatero! ha infatti messo mano alla cinepresa per girare la sua versione sulla presunta trattativa tra apparati dello Stato e vertici della mafia. Naturalmente, come per le sue più recenti opere «La trattativa» - come Draquila - L'Italia che trema il film verrà distribuito dalla Bim - sarà un film che farà molto discutere. Anche perché - teorizza l'artista - «sono sicura che la maggior parte degli italiani, anche chi legge il giornale più o meno tutti i giorni, abbia le idee confuse su come si collegano i fatti e soprattutto sulle loro implicazioni». Quindi La trattativa ha tutti i crismi d'un lavoro di controinformazione su una vicenda che neanche la magistratura è riuscita a chiarire.
Però. C'è un però. Per realizzare un film d'inchiesta sui lati più oscuri dello Stato Sabina Guzzanti chiede i soldi proprio allo Stato. Intendiamoci, non ci sarebbe niente di male, a meno però di dire Stato=mafia come l'artista ha voluto ricordare quest'estate nel discorso tenuto a Via D'Amelio per la commemorazione del giudice Borsellino: «Il pil mafioso tiene in piedi l'economia italiana. Le mafie sono la colonna vertebrale della nostra economia, garantiscono la liquidità e spesso fungono oggettivamente da ammortizzatori sociali. Dall'altra parte c'è un capitalismo assistito che quando guadagna non rinveste mai. Oligarchico. Che prende a poco i pezzi dello Stato e se li rivende cari. Da Agnelli a Berlusconi ai pesci più piccoli come Ligresti e Verdini». Naturalmente, oltre a tirare in ballo come sempre Berlusconi, Guzzanti non risparmierà nessuno, neanche il capo dello Stato.
Questa mattina Sabina Guzzanti è attesa alle 11 alla direzione generale per il cinema per l'audizione prevista in seguito alla richiesta di contributo per il suo film prodotto dalla società Va.Si.

Comunicanti. Una mossa strategica perché chiude il ministero dei Beni culturali in un vicolo cieco: finanziare un'opera critica sui più alti vertici dello Stato oppure negare il contributo e consentirle di gridare al boicottaggio?

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