Sos. Sos da una Spagna che rischia di diventare la nuova Grecia. La lotta per scongiurare il default nella penisola iberica, sembra essersi trasformata, drammaticamente, in queste ore, in una battaglia contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria. Lo spread tra Bonos spagnoli decennali e Bund tedeschi equivalenti ha infatti sfondato, ieri, il proprio record toccando quota 601 punti.
Una situazione perfettamente sintetizzata dalle parole il ministro del bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, al parlamento di Madrid : «La Spagna non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito».
Banche bocciate, richieste di finanziamento, titoli che crollano, spread che aumenta questo il quadro di un Paese che sprofonda nel caos dopo che Standard & Poor's ha tagliato il rating a cinque banche spagnole: Banca Civica, Bankia, Bankinter, Banco Popular e Bfa e che tutti i Bonos a scadenza sono stati acquistati dai nuovi acquirenti per una cifra che ha toccato i 2,98 miliardi di euro, davvero troppo poco per una nazione che tenta di salvarsi con una manovra che dovrebbe consentire di risparmiare 65 miliardi da qui al 2014.
L'Iva che passerà dal 1° settembre dall'8 al 21% con un aumento di ben 13 punti, l'eliminazione della tredicesima per gli statali con l'aumento delle ore lavorative settimanali e la riduzione (da sei a tre) dei giorni liberi disponibili sta seminando un malcontento in crescita esponenziale che anche ieri si è tradotto nell'ennesima manifestazione di protesta alla Puerta del Sol con una folla che intonava un unico slogan: «Che il prossimo disoccupato sia un deputato».
Una situazione appesantita dal taglio al sussidio di disoccupazione, che passerà, dal settimo mese, dal 60 al 50% del salario percepito in un Paese dove il salario minimo è congelato a 641 euro mensili. E poi ancora aumenti del 13% delle tasse per centri estetici, discoteche, teatri, concerti e pure per i servizi funerari.
Con un ultima botta, ieri, che è arrivata da una delle più popolari compagnie low cost, che ha sempre portato in Spagna una quantità industriale di turisti. Il piano di austerity del governo di Madrid, che prevede anche l'aumento delle tasse aeroportuali, ha infatti spinto a una drastica decisione Ryanair che, bollando il rincaro come «folle», ha deciso che da novembre saranno soppresse le 15 rotte tra Madrid Barajas e Barcellona El Prat, cioè un terzo del totale. Anche gli altri 46 collegamenti interni alla penisola saranno eliminati, e altri 32 tagli saranno fatti nelle rotte per le isole Canarie. Ryanair prevede che resteranno «appiedati» 2,3 milioni di passeggeri mentre sono a rischio 2mila posti di lavoro. Nel frattempo molti per salvarsi dalla recessione hanno già scelto la fuga da un Paese nel quale la disoccupazione giovanile supera il 50%. Secondo i dati diffusi dall'istituto nazionale di statistica, nei primi sei mesi dell'anno ben 40.625 spagnoli si sono trasferiti all'estero, il che significa il 44,2 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Sono inoltre 228.890 i cittadini stranieri che hanno deciso di rientrare nei rispettivi Paesi. In compenso re Juan Carlos, ha tagliato il suo appannaggio del 7,1% tiene a puntualizzare la Real Casa, come altrettanto ha fatto il principe delle Asturie, Felipe.
La riduzione dell'appannaggio sarà di 21mila euro l'anno per il monarca e di diecimila per l'erede al trono sui compensi lordi, che sono rispettivamente di 292.752 e di 141.376 euro l'anno. Meglio soprassedere sui commenti al riguardo comparsi in alcuni siti internet.
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