Piero Pelù, cantante e storico leader dei Litfiba, ha un'anima ruvidamente rock e una sanguigna passione per la politica (e la polemica). Dal palco del Concertone ha attaccato sotto la cintola Renzi, premier e suo concittadino. Apriti cielo: crisi isterica nel Pd e pioggia di accuse contro il rocker fiorentino.
Pelù, lei è finito sulle pagine di tutti i giornali. Ha scatenato un putiferio. Un ottimo lancio pubblicitario...
«Io in realtà non ho nulla da pubblicizzare se non le mie idee. Il mio intervento è stato più articolato di quello che ha riportato la stampa. Ho chiesto un minuto di silenzio per le vittime del lavoro e per il poliziotto napoletano che è morto cercando di svelare i misteri della Terra dei Fuochi e ho parlato anche degli F35, perché io sono un antimilitarista convinto. Poi è venuta fuori la battuta su Renzi boyscout di Licio Gelli. Ragazzi, io sono toscano... La battuta mi viene facile...».
Anche Renzi, in quanto fiorentino, ha la battuta facile.
«Certo, anche lui è un battutaro, quindi dovrebbe essere più spiritoso. Anche se finora non è partita nessuna querela, quindi evidentemente la cosa che ho detto non era così grave...».
Lei, con i suoi testi e le sue dichiarazioni, ha sempre attaccato Berlusconi, anche al Concertone. Senza essere criticato. Come mai questa volta ci sono state tutte queste polemiche? Renzi se la prende di più?
(Ride) «È vero, ma io non lo so perché, domandalo a quelli del Pd. Renzi probabilmente è più permaloso di Berlusconi o magari lui ha fatto la scorza alle critiche. Comunque è un dato di fatto che se il Cavaliere fosse arrivato al governo nelle modalità di Renzi sarebbe scoppiato il macello in Italia».
Grillo ha riciclato la sua battuta su Renzi boy scout. Vuole fare il suo spin doctor?
«No, no. Io non sono uno spin doctor. Anzi ne servirebbe uno a me, ogni volta che apro bocca mi rompono i coglioni... E comunque anche io ho fatto il boy scout, ma me ne sono andato via in malo modo».
Ma perché proprio Gelli?
«Era una battuta! L'ho fatta per i rapporti tra Renzi e Verdini e per le voci che girano su suo padre e la massoneria del Valdarno. Ma era una battuta, ci vuole un po' di spirito, dai...».
Beh, in Italia è facile essere additato come massone. Lo hanno detto anche di lei, perché è andato da Licio Gelli...
(Scoppia a ridere) «Non ho niente da nascondere. Era il 1995 e stavo girando un documentario sul tour dei Litfiba. Ero col mio amico Alex Majoli, un fotografo molto bravo. Aveva appena fatto un servizio fotografico a Gelli per una biografia e io gli dico: Se lo conosci, andiamo a suonargli il campanello. Quando abbiamo bussato a Villa Wanda lui ci ha fatto aprire e gli abbiamo fatto delle domande. Io non sapevo nemmeno cosa chiedergli, a me bastava entrare e fare qualche immagine per il documentario. È stato uno scoop pazzesco».
Renzi abbiamo capito che non le piace. E i grillini?
«Io, da buon anarcoide, non mi sento rappresentato da nessuno. Resto me stesso, non voglio andare alla corte di nessuno. Io e la politica siamo due cose diverse, lo dico dopo che nel 2007 me ne andai dall'Estate Fiorentina sbattendo la porta. Preciso: esperienza antecedente all'arrivo di Renzi».
Alcuni esponenti del Pd hanno detto che un milionario come lei non può mettersi a pontificare sulle «mancette da 80 euro».
«Li ringrazio per questa profezia, spero di diventare milionario. Se uno lavora da trentacinque anni, non ha mai evaso e ha messo da parte un po' di soldi non mi sembra un delitto. Uno così non può parlare? Cosa sono queste discriminazioni veterocomuniste? Io non faccio il comunista con il culo degli altri, dico quello che penso».
Parlerà ancora di Renzi o le critiche l'hanno intimidita?
«Ci conosciamo da anni, lo critico perché spero che qualcosa arrivi alle sue orecchie e non dia retta solo agli yesman».
Grazie, buona giornata.
«Grazie a te. Stai rock, fratello».
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