Dai lettiani mano tesa a Renzi: "Facciamo le riforme insieme"

Il lettiano Russo fa girare il documento: "Non lasciamo la partita delle riforme in mano al Cav". Molti senatori piddì sottoscrivono. E Renzi già trema

Dai lettiani mano tesa a Renzi: "Facciamo le riforme insieme"

Nessuno parli di pace. Ma di tregua armata, sì. I lettiani sembrano tendere la mano a Matteo Renzi. A patto che il neo premier non li tuteli soddisfacendo alcune richieste ben precise. "La nuova legge elettorale - è il succo dell'armistizio - potrà vedere la luce solo insieme con la riforma del Senato, così da non lasciare la partita in mano a Silvio Berlusconi, e andrà mediata con i parlamentari". Dietro le righe, un avvertimento forte e chiaro: a Palazzo Madama Renzi dovrà fare i conti con una composita compagine di senatori che non gli lasceranno mano libera e vigileranno su tentazioni di maggioranza alternativa con Forza Italia.

Il messaggio è arrivato con un documento promosso dal lettiano Francesco Russo. Per il momento il documento è stato sottoscritto da ventun senatori piddì, tutti di diversa provenienza. Praticamente è un quarto del gruppo. Nelle prossime ore se ne aggiungeranno sicuramente altri. Il dato non può essere trascurato da Renzi che a Palazzo Madama ha numeri a dir poco risicati. Il documento è stato fatto circolare in mattinata e ha subito raccolto l’adesione sia dei lettiani sia di alcuni senatori, come Camilla Fabbri e Carlo Caleo, che avevano firmato per la candidatura di Renzi. E anche di alcuni bersaniani. Secondo fonti vicine a via del Nazareno, i senatori più vicini all’ex segretario piddì, però, hanno frenato sul sostegno a un testo che potesse suonare, anche lontanamente, come una dichiarazione pubblica di guerra. Alcune firme, infatti, sono state giudicate "inopportune" per il ruolo ricoperto all'interno del gruppo.

Nel testo i lettiani assicurano "impegno e lealtà assoluta al governo", ma allo stesso tempo mettono paletti ben chiari. In poche decine righe vengono messi nero su bianco quelli che sono considerati "principi ineludibili". Il primo è totgliere a Berlusconi la wild card, ovvero la possibilità che intascata la legge elettorale rompa il patto e chieda di andare alle urne. Da qui il vincolo che lega l'Italicum al nuovo Senato. Un assist in piena regola all’emendamento Lauricella depositato alla Camera. "Noi rivendichiamo come successo maggiore del governo Letta - si legge nel documento - la rottura del centrodestra con la nascita di Ncd e la decadenza di Berlusconi da senatore". Per questo anche sulle riforme i lettiani chiedono a Renzi di "marcare i confini della maggioranza". In direzione delle istanze degli alfaniani, ma non solo, va la richiesta di rivedere alcuni nodi dell'Italicum, come le liste bloccate. Per tornare, magari, a ragionare sulle preferenze o sulle primarie per legge, così come sulle soglie di sbarramento. Ma è soprattutto sull’impianto complessivo delle riforme che si insiste. In questo senso viene lanciato l'avvertimento: Renzi non potrà prescindere dalle opinioni dei senatori.

A questo punto la road map per le riforme passa dall’approvazione alla Camera dell’Italicum entro marzo, anche e soprattutto per dimostrare di avere tenuto fede agli impegni presi. Un vero e proprio spot per la campagna elettorale delle europee in corso. Come si uscirà dall’impasse sul lodo Lauricella, che se fosse votato a scrutinio segreto passerebbe tranquillamente, non è del tutto chiaro.

Nei prossimi giorni sono previsti nuovi incontri, anche coi vertici di Forza Italia, per sciogliere il nodo. "Una volta arrivata al Senato - spiega un senatore - la riforma avrà bisogno di un lungo periodo di approfondimento". Lungo abbastanza, almeno un anno, da consentire il passaggio della riforma del Senato.

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