Dalle palle d'acciaio alla faccia di bronzo Letta tira a campare

Non bastano tasse, crisi e burocrazia, gli italiani ora devono fare i conti perfino con un premier che pensa di essere Catherine Deneueve

Dalle palle d'acciaio alla faccia di bronzo Letta tira a campare

Oui, je suis Enrico Letta. Non bastano tasse, crisi e burocrazia, gli italiani ora devono fare i conti perfino con un premier che pensa di essere Catherine Deneueve. È l'effetto collaterale delle larghe intese. È l'egolettismo. È l'autocelebrazione come programma politico. È un viaggio ombelicale dalle palle d'acciaio alla faccia di bronzo. È l'idea adolescenziale che se parli bene di te qualcuno ci crede. È uno schiaffo alla saggezza popolare dei proverbi della nonna, per cui chi si loda, s'imbroda. E spesso cade nel ridicolo. È il volo di fantasia di un ragazzo che da quando sta a Palazzo Chigi si sente un fumetto della Marvel. Ecco a voi Superletta, l'uomo di latta con le «balls of steel». Qualcosa di ibrido tra il Mago di Oz, un campione di wrestling e Iron Man. L'importante è vivere in una realtà parallela, che non è la stessa degli italiani qualunque. Qualcuno già lo chiama Monti Junior. A Natale lo vedremo in loden.

Egoletta vende ottimismo. La crisi grazie a lui è già finita. «Sono su un aereo in volo sull'Atlantico e già vedo i grattacieli di Manhattan». Peccato che li veda solo lui. Non li vede la Banca d'Italia, la Confindustria, i sindacati, commercianti, artigiani e un'intera generazione di senza lavoro. Ma Egoletta insiste: «La stabilità è la prima legge, dopo 5 anni, che abbassa le tasse su imprese e famiglia». Non ha detto però in quale Paese. Forse in Svizzera. «Entro l'autunno l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti». È arrivato il freddo, l'inverno è alle porte, e i partiti stanno ancora al caldo.

Ogni santo giorno così. Egoletta racconta a tutti la sua epopea. Va in Europa e mette paura a tutti. Sbatte i pugni sul tavolo e mette in riga tedeschi e francesi. Poi spegne il videogame e stringe le mani davanti al petto in preghiera. Come il suo predecessore Monti si è convinto che al suo governo non ci siano alternative. «Il cupio dissolvi non porta da nessuna parte». È quello che gli ripete continuamente Napolitano, il capo dello Stato che punta a passare alla storia come l'uomo che ha sospeso la democrazia. L'unico che può dare un voto al governo Letta è Letta.

O al massimo il diversamente alfaniano Angelino Alfano per procura. Mister palle d'acciaio si sente già uno Special One, uno con il quid da allenatore vincente. E al Cavaliere fa sapere: «Sono più forte di Allegri. Non dipendo da Berlusconi, io».

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