Ddl Sicurezza, Fi non partecipa al voto sulle madri detenute

Bocciato l'emendamento delle opposizioni che proponeva di eliminare l’obbligo di differimento della pena per le madri incinte. Non passa nemmeno l'inasprimento delle pene per la maternità surrogata chiesto dalla Lega: contrari FI e FdI

Ddl Sicurezza, Fi non partecipa al voto sulle madri detenute
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Non passa, con 21 voti contrari e 18 favorevoli, l’emendamento abrogativo delle opposizioni sulle madri detenute. In commissione Affari Costituzionali, durante il voto sul dl sicurezza, FdI e Lega hanno respinto l’emendamento del centrosinistra che si proponeva di eliminare l’obbligo di differimento della pena per le madri incinte.

Resta, dunque, la norma che rende facoltativo il rinvio della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore a un anno e prevede che queste scontino la pena in un istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Una decisione non condivisa da Forza Italia che, per bocca del suo capogruppo in commissione, Paolo Emilio Russo, ha annunciato che non avrebbe partecipato al voto. "Comprendiamo le ragioni per cui la maggioranza ha inteso intervenire: anche noi siamo persuasi che sia necessario creare le condizioni per cui la gravidanza non venga utilizzata strumentalmente - e cinicamente - come espediente per evitare il carcere, per assicurare impunità a delinquenti abituali", ha spiegato l'esponente azzurro. Russo ritiene che i neonati non debbano essere colpiti per gli errori delle madri e, una volta che il provvedimento approderà in Aula, chiederà che venga mantenuto “l’obbligo di differimento della pena o l'obbligo di scontarla in un istituto protetto per la madri con figli tra 0 e 12 mesi” così da evitare che i neonati crescano“dentro a un istituto carcerario non attrezzato per accoglierli". Russo, inoltre, spiega: “Marchiamo dunque il nostro dissenso rispetto a una parte di questo singolo articolo senza rompere il vincolo (e la lealtà) di coalizione, astenendoci dal voto". E, infine, chiarisce che gli emendamenti dell’opposizione non sono condivisibili “perché ripropongono soluzioni che evidentemente non hanno funzionato”.

La bocciatura degli emendamenti soppressivi provoca la levata di scudi delle opposizioni. "Abbiano il coraggio di fermare questo assurdo provvedimento... Si tratta di una spaccatura gravissima, non si può far finta di nulla", tuonano i capigruppo di Alleanza Verdi Sinistra in Commissione Affari costituzionali e Giustizia Filiberto Zaratti e Devis Dori. I due esponenti di Avs enfatizzano la non partecipazione al voto degli azzurri e attaccano la maggioranza che “si accanisce inutilmente contro donne e neonati in quelle condizioni”. Zaratti, nel corso della discussione, ha poi attaccato duramente la leghista Matone, rea di aver fatto “un intervento razzista” perché rivolto contro una specifica etnia, quella rom. “Confermo parola per parola il mio intervento, a un fenomeno specifico va dato una risposta specifica, e il mio intervento era a favore di donne e minori sfruttati e oppressi, piaccia o non piaccia. I processi a cui faccio riferimento sono processi per riduzione in schiavitù, sono altri che devono scusarsi, non io", è la replica della leghista Simonetta Matone in commissione al termine della discussione sul Ddl Sicurezza.

Molto duro anche l’intervento della renziana Maria Elena Boschi che accusa: “La prima presidente del consiglio donna vuole passare alla storia per aver previsto il carcere per donne incinta o con un figlio di meno di un anno. Una vergogna". Le fa eco la democratica Michela Di Biase che attacca: “È gravissimo, siamo davanti ad una violazione dello stato di diritto. Per la prima volta nella storia della Repubblica viene scritta una legge contro un'etnia, con un chiaro obiettivo di bieca propaganda politica”.

Nel corso della seduta, infine, FdI e Forza Italia, insieme alle opposizione, hanno respinto l’emendamento della Lega che prevedeva fino a 10 anni di carcere e sanzioni fino a 2 milioni di euro per il “reato universale” di maternità surrogata.

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