Ddl sulla diffamazione: niente interdizione dopo prima condanna

Il giornalista condannato per la prima volta potrà continuare a esercitare. Obbligo pena solo per recidivi entro 5 anni

Un giornalista condannato per diffamazione per la prima volta potrà continuare a esercitare la professione. Lo prevede il nuovo testo del ddl al vaglio della commissione giustizia del Senato che ha visto contrari alla misura solo i senatori del Pd Casson e Vita. Domani il provvedimento tornerà in Aula.

Verrà punito obbligatoriamente con l'interdizione professionale da un mese fino ad un anno, quindi, solo chi ha più di una condanna recidiva reiterata e specifica. In caso di seconda condanna, comunque il giudice ha la facoltà - ma non l'obbligo - di comminare anche una sospensione dalla professione da uno o sei mesi. La norma è una delle più dibattute ed è stata riformulata ben sette volte.

Una soluzione che non piace però ai giornalisti. È anzi "pessima" per il segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi: "Non ci siamo. I principi di convivenza e le libertà fondamentali dei cittadini non vanno all’asta. Non si può decidere con questa logica una legge sul diritto dell’informazione, sulla tutela delle persone e sulla diffamazione a mezzo stampa all’esame del Senato.

La proposta che si vuole riportare domani in aula al Senato resta quella di una pessima legge, incoerente, non utile al ristoro di eventuali danni alle persone da errori o da orrori di stampa, una lesione per la libera informazione e il diritto-dovere di cronaca. Si fermi l’iter, come anche l’appello dei direttori dei media italiani e della Fnsi, hanno chiesto con un appello condiviso".

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