"Ci sentiamo, con l'Europa, a fianco degli Stati Uniti". Era il 2001 e Massimo D'Alema, davanti all'Aula di Montecitorio, tesseva le lodi dell'indissolubile vocazione altantista dell'Italia. Sembra passata un'eternità: ora infatti l'ex premier ha cambiato la propria visione del mondo, almeno stando a quanto si legge sull'ultimo numero della rivista Italianieuropei, di cui è fondatore e direttore. La recente pubblicazione è difatti un vero e proprio inno all'anti-americanismo, infarcito di strali contro l'Occidente camuffati da osservazioni geopolitiche. Il titolo in copertina già la dice lunga e fa intuire l'andazzo dei contenuti riportati all'interno: "Brics, l'alba di un nuovo ordine mondiale". Il riferimento è ovviamente al raggruppamento di Paesi che comprende Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica (si aggiungeranno Iran e Arabia Saudita). Ovvero, il grande blocco delle economie mondiali emergenti che sfidano in modello occidentale.
La rivista diretta da Massimo D'Alema non solo plaude ai Brics, ma li racconta con occhio particolarmente benevolo (tacendo sulle contraddizioni sociali e politiche interne al suddetto gruppo). "La riunione di Johannesburg dimostra che il tentativo americano e occidentale di imbrigliare il cambiamento nella morsa di una nuova guerra fredda tra il 'blocco delle democrazie' e i paesi autoritari è sostanzialmente destinato a fallire e appare a gran parte del mondo semplicemente come un modo di puntellare la declinante egemonia degli Usa e dell'Occidente", si legge in un'introduzione non firmata e dunque attribuibile al medesimo direttore. Secondo la visione dalemiana, insomma, sarebbero gli Stati Uniti a seminare conflitti e divisioni. Gli stessi Stati Uniti coi quali, ventidue anni fa, l'ex premier assicurava di sentirsi solidale.
"Sulla guerra la maggior parte dell'umanità rifiuta di allinearsi alla posizione americana e occidentale", scrive invece oggi la rivista fondata dall'ex leader dei Ds, accarezzando la vecchia retorica sull'Occidente guerrafondaio e sui Paesi emergenti che - poverini - tentano di porre un'alternativa a quel modello. Su Italianieuropei seguono poi i contributi di vari esperti, guarda caso tutti orientati verso una determinata tesi. "I Brics sono apparsi in grado di influenzare l'evoluzione dell'attuale sistema economico internazionale verso una nuova multipolarità, meglio rispondente all'esigenze dei paesi meno sviluppati", spiega ad esempio Paolo Guerrieri, docente all’università parigina di Sciences Po. Sul fatto che quei Paesi abbiamo un crescente peso economico siamo tutti d'accordo, ma fa sorridere la visione secondo cui il loro modello sarebbe più propizio alle nazioni povere. In realtà, Brasile, Russia, India e Cina puntano unicamente a far emergere una nuova primazia: la loro. Anche a costo di comprimere diritti umani ed economici.
Ma la complessità delle circostanze geopolitiche sembra assottigliarsi e quasi scomparire nella narrazione offerta dalla rivista dalemiana. Cristina Carpinelli (Cespi, Centro studi problemi internazionali), ad esempio, riassume così il contributo di Putin all’ultimo raduno Brics: "Gli argomenti sollevati dal presidente Putin al vertice di Johannesburg sono stati: de-dollarizzazione degli scambi, crisi climatica, sicurezza alimentare, lotta alle diseguaglianze, ambiente, pacifica coesistenza, educazione, Sud globale, oltre a una chiosa sulla guerra in Ucraina ribadendo la posizione ufficiale russa". Il lettore potrebbe dedurre che il presidente russo sia una sorta di pacifista dal forte slancio umanitario, impegnato a richiamare l'attenzione su ciò che porta al bene comune. Peccato che i recenti fatti d'attualità smentiscano nei fatti e totalmente questa faziosa illusione.
"I Brics hanno la forza per porre una sfida seria all'ordine globale occidentale. E su questo obiettivo, il ruolo della Russia resta centrale", osserva ancora Carpinelli. E difatti abbiamo visto come Putin intenda porre questa sfida: portando avanti una guerra assurda nel cuore dell'Europa e spaventando l'Occidente con la minaccia atomica. Ma anche il conflitto in Ucraina viene riletto da Italianieuropei con un taglio anti-americano e anti-atlantista. "La maggioranza dei Paesi non si è piegata alle ingiunzioni sanzionatorie occidentali", afferma l'ex diplomatico Alberto Bradanini, che nel proprio contributo - come riporta Repubblica - parla anche di "salutare bagno di de-occidentalizzazione e de-americanizzazione", rendendo merito ai Paesi in lotta contro "la bulimia di arricchimento infinita delle oligarchie globaliste". Nel medesimo intervento viene anche salutato il "ritorno della Russia dopo il decennio distruttivo di Eltsin".
È chiaro che ognuno sia libero di raccontare e leggere l'attualità come meglio crede, anche a costo trascurare alcuni suoi aspetti non proprio irrilevanti.
Ma stupisce e un po' sconcerta il fatto che certe visioni siano rilanciate dalla rivista curata da un ex premier italiano ed ex ministro degli esteri, ora ritrovatosi a fare da gran cassa alle mire espansionistiche di chi vorrebbe fagocitare l'Occidente, la sua economia e i suoi valori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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