Puntuale, puntualissimo, dopo l'approvazione in Senato del decreto Flussi, il comunicato delle Ong è stato pubblicato congiuntamente sui principali social delle organizzazioni ed è l'ennesimo atto d'accusa nei confronti del governo da parte di chi non averebbe alcun diritto di contestare una decisione assunta in un Paese con un governo democraticamente eletto. "Il vero obiettivo del provvedimento non è la gestione dei soccorsi in mare ma limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare", scrivono nel loro comunicato.
Nella convinzione che il governo sia incentrato sulla loro attività, nonostante sia chiaro lo scopo del decreto Flussi, che mira al contrasto dell'illegalità delle migrazioni, aprendo nuovi canali per le migrazioni regolari, le Ong sferrano il loro attacco in quanto vedono minacciato soprattutto il proprio controllo dei flussi. "Ancora sanzioni – sia con fermi amministrativi sia con multe fino a 10mila euro, fino ad arrivare alla possibilità di confisca – questa volta, e sempre in modo discriminatorio, contro gli aerei delle Ong impegnati in missioni di monitoraggio che hanno contribuito in modo cruciale al soccorso di imbarcazioni in difficoltà e hanno documentato gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani", si legge ancora nel comunicato. Fondamentalmente, alla base delle proteste delle organizzazioni, c'è quel fastidio ancestrale di rispetto delle regole che li accomuna agli antagonisti dei centri sociali.
E, invece, secondo loro, e lo scrivono esplicitamente, questa norma "mira ad indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà e si teme inoltre che si stia tentando di trasformare questi stessi aerei in strumenti al servizio del sistema di intercettazione marittima della guardia costiera libica". Vorrebbero continuare ad agire secondo canali propri, senza render conto, operando in totale smacco a quelli che sono i doveri (veri) in mare. L'Italia, tramite il governo Meloni, si sta impegnando a riportare ordine laddove i governi di sinistra avevano sdoganato l'anarchia implicita. E questo anche tramite le sanzioni in caso di violazioni, che le Ong mal tollerano. "Sembra che lo scopo sia quello di rendere la vita impossibile a chi salva vite umane e testimonia le violazioni del diritto internazionale che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo Centrale. Un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima. Il governo infatti continua a provare ad aggirare il Diritto internazionale tramite leggi ordinarie, decreti, regolamenti e prassi amministrative, tentando di infliggere nel breve periodo il più grave danno possibile a chi attraversa il mare e a chi soccorre", accusano.
Il governo va comunque per la sua strada, risponde del mandato popolare che è stato conferito tramite elezioni, e agisce come è suo diritto fare in uno Stato sovrano. Se alle organizzazioni non governative non piace il nuovo indirizzo, possono chiedere il porto ad altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Come riescono a raggiungere, come è già successo, Genova e Ravenna, sono capaci di portare le proprie navi anche in Francia, Grecia, Croazia e Albania. Tutti porti sicuri, che si aggiungono alla Spagna e a quelli sulle coste del nord Africa. Non esiste solo l'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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