La polizia "ha diritto di difendersi". Lo ha ricordato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo alla Camera all'interrogazione del Pd sul calendario della Penitenziaria. I dem, infatti, erano riusciti a polemizzare persino sull'almanacco dei tutori dell'ordine, definito "violento e machista" per alcune immagini che ritraevano alcuni poliziotti armati o impegnati in movimentati addestramenti. La giustizia - ha spiegato il Guardasigilli intervenendo sull'argomento - "è rappresentata dalla bilancia e dalla spada. La nostra polizia penitenziaria, che lavora in condizioni difficili, vista la documentata violenza nei suoi confronti, ha il diritto di difendersi. L'arma da fuoco è soltanto una garanzia di rispetto della legge".
Suicidi in carcere, le misure di prevenzione del governo
Archiviata l'ennesima polemica strumentale delle opposizioni, Nordio ha quindi affrontato un tema ben più consistente e problematico quale quello dei suicidi in carcere. "Il trend si è rallentato ma non rallenta la nostra attenzione per un fenomeno così drammatico. Per prevenire il tristissimo fenomeno dei suicidi nei limiti del possibile abbiamo potenziato la rete di assistenza psicologica con progetti di monitoraggio in corso da tempo, c'è uno staff multidisciplinare con gruppi di lavoro per studio e analisi degli eventi suicidari delle persone detenute con il compiti di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione", ha affermato il ministro della Giustizia.
"È in corso un reclutamento di personale specializzato, è stata integralmente coperta la pianta organica di funzionari giuridico pedagogici di 1100 unità, ci sono nuovi corsi di comunità per detenuti con disagio psichico e problemi di dipendenza per cui sono stati destinati 5 miliardi di euro annui", ha quindi aggiunto il Guardasigilli, menzionando anche la nomina straordinaria di commissario per l'edilizia carceraria, con ampi poteri per poter riadattare alcune strutture per detenzione differenziata, di detenuti tossicodipendenti. "Il lavoro, lo studio e lo sport sono la via per ridurre il fenomeno, che come più volte ho definito è un fardello di dolore", ha concluso Nordio.
Mafie, Nordio: "Carcere duro ed ergastolo ostativo intangibili"
Nel question time, il ministro ha anche a interrogazioni sull'ergastolo ostativo. "Abbiamo dimostrato sul campo che carcere duro ed ergastolo ostativo sono misure intangibili della lotta contro la mafia". L'ex magistrato ha quindi incalzato: "Di tutte le cose che mi sorprendono quella che mi sorprende di più è l'accusa a questo governo di aver ceduto sull'ergastolo ostativo, abbiamo esordito due anni fa proprio tenendo fermissima la barra del timone sul caso Cospito". Poi la risposta ai pentastellati, che segnalavano che tre boss o killer di mafia sono in semilibertà.
"A quanto risulta dalle informazioni del Dap, i detenuti a cui fate riferimento godono della semilibertà dal 2018 e dal 2019, quindi ben prima che questo governo intervenisse con il decreto del 2022, con cui abbiamo definito i confini della concessione dei benefici per chi è in regime di carcere duro, ed è stata
trasformata da assoluta in relativa la percezione di pericolosità per coloro che non hanno collaborato con la giustizia, che oggi sono ammessi a chiedere i benefici sono in determinate condizioni", ha spiegato Nordio.
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