Da domenica in regalo "L'arte di amare" di Alberoni

Per primo, negli anni di Porci con le ali e del sesso libero, Francesco Alberoni tornò a parlare di sentimento. Da oggi con il Giornale torna il suo L'arte di amare

Da domenica in regalo "L'arte di amare" di Alberoni

Da domenica 11 agosto «Il Gior­nale » offre in omaggio ai suoi let­tori una riedizione, a fascicoli, di un piccolo classico, «L’arte di amare» di Francesco Alberoni. In tutto saranno 13 uscite quoti­diane dedicate ai sentimenti e al­l’amore.

Professore, complimenti per il coraggio: con L'arte di amare lei torna a parlare d'amore in un periodo come questo, tra crisi economica e disagio sociale, tra declino della politica e nuovi egoismi. Non teme il lancio di ortaggi?
«Di più: parlo di un amore che dura, proprio mentre tutti dicono che non può durare. Sì, serve coraggio. Ma è lo stesso che mi sono dato 33 anni fa. Allora era la stagione delle comuni, degli hippies, dell'amore libero, di Porci con le ali. Sepolte le parole “ti amo”. Io arrivai con Innamoramento e amore. In tanti mi diedero del ridicolo. Fu un successo mondiale».

Ma davvero l'amore può durare, ci crede sul serio?
«Apposta ho scritto questo libro in questo periodo. Perché anche adesso noto dalle mie esperienze che le persone continuano comunque ad innamorarsi, a stare male per amore, persino ad ammazzare. Ancora oggi ci sono uomini e donne che riescono ad amarsi sempre, anche a distanza di tanto tempo. Non sono tantissimi, i casi. Ma è possibile. Non è vero che ci si innamora per sei mesi e poi arriva la monotonia. Abbiamo coppie che continuano a vivere la loro passione dopo vent'anni di matrimonio, trovando sempre la stessa gioia della prima volta. Continuano a piacersi proprio».

Via, ci sveli la formula.
«Mi vuole smontare il libro?».

Non può tenerci così sulla corda.
«Diciamo questo: solitamente, si scrivono libri che parlano di amore con abbondanza di poesia e di retorica, oppure di sesso con pesante sbraco di volgarità. Credo di poter dire che in questo libro si ritrovino amore e sesso raccontati con lo stesso linguaggio, uniti come declinazioni dello stesso fenomeno. Di tutti i miei libri, dopo Innamoramento e amore, penso proprio che questo sia il più originale».

Lei ci racconta che l'amore può durare. Perché il più delle volte non dura?
«All'inizio i due sono come chiusi dentro una bolla, dove ciascuno si muove con naturalezza, semplicità, adorazione, candore, verità, stupore. Col passare del tempo, la bolla comincia a denunciare qualche fessura, e proprio da lì entrano le brutture del mondo esterno. Lentamente, l'incantesimo viene distrutto. Nell'ultima parte del libro provo a spiegare come far sì che la bolla resti a tenuta stagna. Però senza imporsi niente, senza pesanti sacrifici. Quella bolla è l'unico posto dove si sta bene, niente deve essere peso e costrizione».

È vero che la gente in fondo ha paura a parlare d'amore?
«Trent'anni fa ne era terrorizzata. Adesso no, ne parla: però spesso a sproposito. Non a caso registrano successi planetari i libri del genere Cinquanta sfumature».

Si dice che l'informatica abbia cambiato anche il nostro modo di amoreggiare: sms, chat, social-network...
«Io penso che un cretino chatti da cretino, mentre una persona intelligente chatti da intelligente. Cambiano gli strumenti, non l'amore. Certo, la vera novità è la facilità con cui si possono fare nuovi incontri. Adesso basta un banale contrasto con il partner e subito in rete si trovano mille alternative. Così, scattano i tradimenti. Ma mi creda: per quanto evoluta, la coppia resta vulnerabile e indifesa di fronte al tradimento. Anche tutti questi discorsi sulla fine del matrimonio, sul tramonto della coppia tradizionale, sulla poligamia e sulla libertà del legame aperto: casualmente, quando una donna e un uomo vengono traditi, continuano ad andare in crisi».

Più bello l'amore giovanile o l'amore babbione?
«L'amore è uguale a vent'anni e a sessanta. Così come in Cina e in Perù».

Se non si mette a ridere, le vorrei sottoporre un paio di eterni dilemmi, tratti direttamente dal libro dei luoghi comuni.
«Quello che vuole».

In amore vince chi fugge?
«Ci sono due categorie umane. C'è chi davanti a un partner sfuggente, magari pure civettuolo, si sente ancora più attratto. Ma c'è chi davanti a un simile compagno si disillude. Ciascuno di noi sa a quale categoria appartiene».

Esiste l'amore eterno?
«Esiste l'amore che dura tantissimo».

Chiedo scusa per l'ultima: è una lagna, ma ce la portiamo dietro da quarant'anni. Amore significa non dire mai mi dispiace?
«Una cretinata. Nell'amore vero si può e si deve dire qualunque cosa, sempre, liberamente».

Ma esiste nella realtà un esempio pratico di amore che dura, così come lo intende lei?
«Ne conosco tanti. Se vuole restare nel campo dei volti noti, le dico Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi. Stanno insieme da vent'anni, si amano come il primo giorno, hanno fatto pure un bimbo. Li conosco, so quello che dico».

Professore, mi faccia finire con il domandone. Anche questo me lo porto dietro da tanti anni.
«Sentiamo anche il domandone».

Ma perché lei, docente e intellettuale, ha finito per specializzarsi in amore, rischiando d'essere incasellato nella posta del cuore?
«Io ho vissuto la guerra. Ho visto la gente combattere per le ideologie, per queste grandi passioni fanatiche come il nazismo, il comunismo, il fascismo. Ne sono rimasto spaventato. Crescendo, ho sempre avvertito paura per il fanatismo: oggi mi fa paura anche quello dei grillini. Così, con l'età ho cominciato a studiarle a fondo, queste grandi passioni fanatiche. Prima quelle collettive. Poi mi è venuto naturale scendere a quella tra due sole persone. Ci sono molte affinità tra le passioni politiche, ideologiche, religiose, sportive, filosofiche e quella tra due innamorati.

La coppia ha di grande che finisce a fare l'amore. E comunque...».

Comunque?
«E comunque allora di amore e di innamoramento non si occupava nessuno. Era un tabù. Qualcuno doveva cominciare. Ho cominciato io».

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