E la Lega scrive il manifesto con Passera

Nella Lega è partita la "svolta della concretezza". Il fine settimana torinese si aprirà con un question time a Passera seguito da un confronto con Oscar Giannino

Torino - Riguardi il taccuino degli appunti sugli Stati generali del Nord e ti pare di stare a un convegno di Confindustria: apre i lavori il ministro allo Sviluppo Corrado Passera, disquisiscono di welfare i leader di Confindustria Giorgio Squinzi e della Cisl Raffaele Bonanni, presenti parlanti un centinaio fra manager e imprenditori.
Roberto Maroni la chiama «la svolta della concretezza» e promette di annoiare a morte gli amanti della Lega provocatoria di bossiana memoria. Lui, Umberto Bossi, veda un po' se esserci o meno: «Ci saranno tutti i dirigenti di rilievo del partito» liquida la questione Bobo. Il punto è che la Lega ha davvero archiviato il dito medio, sostituendolo con un ecumenico abbraccio verso chi vorrà venire al Lingotto «non per ascoltare comizi ma per essere ascoltato», in un giro di tavole rotonde, dal fisco alla finanza, che metteranno a confronto, per dire due inediti, la Confindustria e il sindacato, «neppure da ministro sono mai riuscito a metterli allo stesso tavolo» sorride Bobo, ma anche i governatori leghisti del Nord, dal veneto Luca Zaia al piemontese Roberto Cota al vicepresidente lombardo Andrea Gibelli, con quel terrone, si sarebbe detto una volta, di Giuseppe Scopelliti, presidente della Calabria. Su tutto, a segnare l'ennesimo passaggio di consegne fra vecchio e nuovo sono due date e due nomi: il fine settimana scorso, con Maroni a dare l'ordine di boicottare il raduno indipendentista di Cogne dopo che Mario Borghezio è tornato a dire la sua, e per l'esattezza: «Il modello è il Fronte Polisario, gente seria che spara per avere l'indipendenza».
E il fine settimana torinese, che guarda un po' si aprirà con un question time a Passera seguito da un confronto con Oscar Giannino, l'economista ispiratore della lista «Fermare il declino». In attesa di capire se ci sarà anche Sergio Marchionne, «venite e vedrete» dice Bobo sornione. «Dalla sintesi in dieci punti di questa due giorni scaturirà il nuovo manifesto programmatico della Lega» avverte. E solo dopo il nodo alleanze «salirà da pagina 25 a pagina 24 della mia agenda», per arrivare a pagina uno a fine gennaio, quando «a decidere sarà l'assemblea generale del partito».
Per ora, se gli domandi di Silvio Berlusconi, Maroni sorride: «Si era ritirato dalla politica? Non mi era parso». E se gli chiedi con quale Pd preferirebbe misurarsi la nuova Lega, se quello del vecchio Bersani o del giovane Renzi, risponde felino: «Non sono per il nuovismo per forza.

La battaglia che Renzi sta conducendo, noi l'abbiamo già risolta, con un congresso e una iperselezione a tutti i livelli, altro che primarie». Del resto: «Dietro a Renzi non sai chi c'è, noi invece abbiamo tanti giovani capaci per davvero». Da Zaia a Tosi a Salvini, la corsa alla premiership è incominciata, ma questa è un'altra storia.

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