Sul tavolo di Palazzo Chigi sarebbe arrivato un provvedimento - una sorta di "cresci Italia bis" - che potrebbe essere varato all'indomani delle elezioni amministrative. Sarebbe appunto questa la fase due a lungo decantata dal presidente del Consiglio Mario Monti. Il pacchetto è allo studio dei tecnici del dicastero dell'Economia da alcuni giorni, ma sul contenuto delle misure è mantenuto il più stretto riserbo. Il fatto è che gli italiani e lo stesso esecutivo si sono accorti che il Professore non ha la bacchetta magica, che la crisi economica continua a mietere vittime e che negli ultimi mesi la pressione fiscale è volata alle stelle. A confermare il mal di pancia del Belpaese ci pensa il sondaggio fatto da Ipr Marketing per Repubblica.it.
Quattro punti percentuali secchi. Una batosta mica da ridere. Un calo di consensi che fa sicuramente pensare. "Il premier perde 4 punti rispetto a marzo e passa dal 55 al 51% - si legge nel sondaggio - se però si allarga l'orizzonte si vede che nell'arco di di due mesi (da febbraio a oggi) il calo è di 8 punti (dal 59% al 51%). In aumento del 4% la percentuale di chi dice avere poca fiducia nel premier: dal 38% al 42%". Pur rimanendo sopra la soglia soglia di maggioranza, Monti ha perso appeal. Non piace più come prima. Colpa di sicuro del mancato "miracolo" economico. La reintroduzione della tassa sulla casa, la sfilza di balzelli da pagare, le mancate liberalizzazioni, la riforma del lavoro poco efficace, l'incapacità a cambiare le cattive abitudini della politica, l'imminente infornata di auto blu, la perdita di smalto a livello internazionale. E si potrebbe andare avanti ancora. La lista è lunga.
E se la fiducia in Monti crolla, quella nel governo sprofonda. "La squadra dei ministri vede scendere il tasso di fiducia di 5 punti nell'arco di un mese (dal 50 al 45) - si legge ancora sul sondaggio di Ipr Marketing - si tratta della quota più bassa mai registrata dallo scorso dicembre. Lontana dieci punti dal top fatto registrare a gennaio". Quote in ribasso soprattutto per il ministro del Welfare Elsa Fornero che, con la riforma del mercato del lavoro al vaglio del parlamento, sembra scontentare tutte le parti sociali. Molto male anche per il titolare dello Sviluppo economico Corrado Passara che paga, probabilmente, l'inafficacia del proprio ministero. Rispetto al 2011 la situazione è tutt'altro che cambiata: la crescita economica è al palo, l'occupazione giovanile è diminiuta di troppi punti percentuali, lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi è tornata sopra la soglia psicologica dei 400 punti base, i suicidi degli imprenditori strozzati dalla crisi sono aumentati. Insomma, il colpo di reni non c'è stato. In compenso gli italiani subiscono una crescente pressione fiscale.
"La pressione fiscale salirà dal 42,5% del 2011 oltre il 45% per l'intero triennio successivo - ha spiegato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, in un'audizione alla Camera - il pericolo di un cortocircuito rigore-crescita non è dissipato nell'impianto del Def".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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