E Tosinvest vuol chiudere le sue 13 cliniche nel Lazio «La Regione non ci paga»

E Tosinvest vuol chiudere le sue 13 cliniche nel Lazio «La Regione non ci paga»


Roberto Bonizzi

La lancetta corre inesorabile. Ancora 48 ore e il gruppo San Raffaele sarà costretto a chiudere le sue 13 strutture sanitarie nel Lazio. La ragione è il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. In questo caso la Regione. Il gruppo Tosinvest, proprietario delle cliniche, lamenta infatti «250 milioni di euro di crediti arretrati». Una situazione complessa anche perché «da due anni la giunta Polverini non ci paga e da oltre sei mesi non riceviamo acconti - denuncia la società -. E a tutt'oggi esiste nei confronti della Regione un contenzioso per ulteriori 250 milioni». In totale mezzo miliardo di crediti vantati che, oltre alla chiusura delle cliniche, rischia di mettere sul lastrico le famiglie dei 2.074 dipendenti e di lasciare 2.098 pazienti senza cure.
La Tosinvest, di proprietà della famiglia Angelucci, è in lotta aperta con la Regione, una delle otto con un buco di bilancio nella sanità e che proprio per questo, per la norma approvata con la spending review, potrà aumentare l'aliquota Irpef già dal 2013 di mezzo punto: dallo 0,6 all'1,1%. La «guerra dei crediti» è solo l'ultimo capitolo di un braccio di ferro cominciato con il taglio di 400 posti letto da parte della giunta Polverini, dell'abbattimento del 25% delle tariffe, da un lato, e dell'incremento di 300 posti di lavoro dall'altro.
Paradosso per paradosso la Regione non paga un'azienda a cui non ha risparmiato giudizi positivi. «Un'altra istituzione regionale - è l'amaro commento del gruppo San Raffaele -, l'agenzia di Sanità pubblica, ha recentemente valutato a livelli di eccellenza le nostre attività, sia in termini di appropriatezza sia di miglioramento delle condizioni cliniche dei nostri pazienti». La Polverini non ci sta e contrattacca. Sottolinea di aver già pagato il San Raffaele e per l'ammanco nel settore sanità punta il dito contro l'amministrazione precedente guidata da Piero Marrazzo. «La Regione, attraverso le Asl competenti, ha provveduto a liquidare alle strutture del gruppo San Raffaele tutti i crediti certi ed esigibili ed è assolutamente falso che da 24 mesi il gruppo non riceve acconti». E l'assessorato alla Salute fa i conti e spiega che il contenzioso sui 250 milioni è riferito «ad anni di gran lunga precedenti all'attuale amministrazione», e precisa di non averne «trovato riscontri» nei registri. Poi le accuse: «Il gruppo omette di dire che molti crediti recenti attualmente vantati si basano su fatture oggetto di sequestro da parte delle autorità competenti e di conseguenza per i relativi mandati di pagamento, di cui lamenta la mancata liquidazione, esiste un preciso provvedimento di divieto da parte della magistratura».
I conti della sanità del Lazio sono allo sprofondo. Già nel 2010, al cambio della guardia in Regione, la giunta Polverini si è ritrovata «con oltre 10 miliardi di debito consolidato, un extra deficit di 1 miliardo e 600 milioni scovato a una prima verifica dei bilanci e un disavanzo annuale di 1 miliardo 470 milioni, certificato a oggi a 774,938 milioni». Tosinvest fa polemica: «I nostri crediti sono reali e conosciuti all'amministrazione».

E «ringrazia la Polverini e i suoi dirigenti, ovviamente in ferie - punge la nota -, per tutto ciò che hanno fatto per i pazienti del Lazio che si affidano a noi e per i nostri dipendenti». Tra una schermaglia e l'altra le vere vittime dello scontro.

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