Il video di Gioventù nazionale che spiega cosa è successo davvero ad Acca Larentia

Un video di Gioventù nazionale ripercorre quanto avvenne nel 1978 quando tre militanti vennero uccisi da alcuni estremisti di sinistra

Il video di Gioventù nazionale che spiega cosa è successo davvero ad Acca Larentia
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Acca Larentia non è solo una piazzetta rettangolare incastonata tra i palazzi nel cuore del quartiere Tuscolano a Roma”. Inizia così il video di Gioventù nazionale per ricordare l’uccisione, il 7 gennaio del 1978, di tre militanti di destra: Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni.

I primi due morirono davanti alla porta della loro sezione. “Stanno per uscire per fare un volantinaggio e non sanno che fuori ad aspettarli si trova un commando di estremisti di sinistra: una pioggia di fuoco sparato da una mitraglietta Skorpion metterà fine alla vita dei due militanti del Fronte della Gioventù”, dice la giovane militante di Gioventù nazionale che ricorda il tragico evento. Dopo la morte di Bigonzetti e Ciavatta, altri tre militanti riescono a salvarsi e intanto piazza Acca Larentia si riempie di militanti provenienti da tutta Roma.“Un mozzicone di sigaretta viene spento all’interno di una delle pozze di sangue forse per errore o per provocazione. Un ragazzo cade a terra, colpito mortalmente. Alcuni testimoni raccontano che a sparare sia stato un carabiniere”, prosegue la giovane militante di Gioventù nazionale parlando della morte di Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio. “Quasi 50 anni dopo ancora nessun colpevole. E noi sappiamo che quella mitraglietta è stata usata ancora e che il padre di Francesco si è tolto la vita un anno dopo per non aver retto al dolore”, conclude la ragazza che punta il dito contro “una certa sinistra” che “demonizza e nasconde”, mentre “per noi, questi ragazzi sono i figli d’Italia e ancora oggi sono un esempio da seguire”.

Anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, sentito dal Messaggero, pone l’attenzione sulla mancanza di una verità storica e annuncia di aver presentato una proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sulla violenza politica tra gli anni ’70 e ’80 in occasione dell’anniversario della strage di Acca Larenzia. “È giunta l’ora di condividere questa memoria, senza ipocrisie. Memoria comune che se non può più poggiarsi sulle sentenze dei tribunali deve fondarsi sulla verità storica”, spiega Rampelli presentando la sua proposta di legge. “Non ci sono troppe speranze di riaprire i processi, ma capire se c’è stata una mano che ha mosso i fili della strategia della tensione sì, è possibile. Fare luce sarà il modo per risarcire chi ha sofferto”, aggiunge il vicepresidente della Camera che ricorda: “Quarantasette anni in attesa di capire perché la mitragliera Skorpion che uccise altre tre personalità politiche e sindacali, usata nell’azione sanguinaria, non fu tracciata e non portò all’individuazione degli assassini”. Rampelli parla di “indagini fatte all’acqua di rose” e indica la strage di Acca Larentia come un “incredibile somma di circostanze orribili un punto di non ritorno”.

Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, su Facebook ricorda i tre ragazzi "barbaramente uccisi" come "vittime di un odio spietato, rimasti senza giustizia" la cui unica colpa "era amare l'Italia e impegnarsi civilmente per il bene degli italiani. A chi ancora oggi tenta di sporcare la loro memoria, rispondiamo gridando i loro nomi con ancora più forza e convinzione". Secondo il senatore Marco Scurria, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Senato, la strage di Acca Larentia"ha segnato in modo indelebile la storia di Roma e del nostro Paese" e perciò "non possiamo restare in silenzio, di fronte alla sofferenza di famiglie che ancora aspettano giustizia, di fronte a una comunità che ha il diritto di conoscere tutta la verità, senza ombre, senza inganni". I tre giovani militanti uccisi"sono persone, sono vite, sono nostri fratelli che hanno dato e combattuto per un sogno di un’Italia diversa" per i quali Scurria promette di battersi "finché non ci sarà giustizia, la lotta alla verità non si ferma, finché la luce non squarcerà le tenebre del silenzio e dell’omertà”. Maurizio Gasparri, il capogruppo di Forza Italia al Senato che conobbe personalmente le tre vittime si chiede "come mai non sono mai stati individuati i loro assassini". E ancora:"Essendo un reato che non si estingue, come mai la Procura della Repubblica di Roma è rimasta inerte e vile per decenni? Si può ancora indagare, mi chiedo perché nessuno muova un dito. Perché la Procura della Repubblica di Roma non ha mai voluto scoprire i responsabili della strage?". Gasparri ricorda quando scrive il giornalista Nicola Rao nei suoi libri, ossia che "l'arma con cui furono uccisi Bigonzetti e Ciavatta, la mitraglietta Skorpion, è stata utilizzata anche dopo dalle Brigate Rosse sia per l'omicidio di Lando Conti che per quello di Roberto Ruffilli. Questo vuol dire che chi aveva quell'arma è transitato all'interno delle Brigate Rosse portando sé stessi e le armi".

E, visto e considerato che indagini tecniche specializzate permettono di indagare su questi elementi, Gasparri si chiede: "L'attuale Procuratore Lo Voi cosa fa rispetto a questa vicenda?". E conclude: "L'inerzia della Procura di Roma è la vera pagina di vergogna sulla strage di Acca Larenzia".

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