Ecco la domus etrusca che cambierà la storia

Benvenuti nella macchina del tempo. Regoliamo il TomTom sul cruscotto. Il passato ci attende. Una retromarcia di 2.400 anni. Il nostro navigatore satellitare ci chiede la destinazione. Digitiamo sul dispaly: domus etrusca, scavi dell’antica Vetulonia. Un indirizzo, da oggi, raggiungibile grazie all’«eccezionale scoperta» avvenuta in località Poggiarello Renzetti nel comune di Castiglione della Pescaia (Grosseto). Quando gli archeologi hanno visto riaffiorare dal fango i resti di una casa etrusca si sono sentiti come Federico Halbherr dinanzi a un’epigrafe greca. Con la differenza che qui c’è (ci sarebbe) molto di più: «Un’intera domus conservata perfettamente». Ma se è così perché ieri le uniche foto date alla stampa erano quelle di un orcio e di una comitiva sorridente? Mistero. Gli archeologi sembrano comunque entusiasti: «Si tratta dei resti migliori che siano mai stati trovati in Italia e ci permetteranno di venire a conoscenza di nuove tecniche legate all’edilizia etrusca che fino ad oggi non si conoscevano».
«È un caso unico in Italia - spiega la direttrice del museo Isidoro Falchi di Vetulonia, Simona Rafanelli - anche perché con quello che abbiamo trovato saremmo in grado di ricostruire tutta la casa per intero». Al suo interno tanti reperti di valore inestimabili: monete, vasi, monili, oggetti di vita quotidiana. L’obiettivo è ora di proseguire con la campagna di scavi e fare della domus un museo all’aperto per mettere in mostra quanto è stato rinvenuto (di cui, al momento, non abbiamo però documentazione visiva ndr).
Grazie a sei monete romane ed etrusche, è stato possibile risalire alla data del crollo della casa: 79 a.C., in concomitanza con le guerre scatenate dal generale e dittatore romano Lucio Cornelio Silla che all’epoca colpirono Vetulonia. È stato già riportato alla luce il seminterrato della villa, edificato con pietra legata a secco: una specie di magazzino nel quale la famiglia etrusca conservava le derrate alimentari. Poi un grande orcio nell’angolo della stanza che serviva per ricoverare le granaglie e l’adiacente frantoio per le olive. Espressioni di meraviglia pure per il pavimento originale della casa fatto di coccio pesto; tutto intorno pezzi di anfore e piatti di vernice nera.
L’enorme presenza di chiodi ha fatto pensare a un piano superiore con travi di legno che può essere definito oggi come un antico «soppalco etrusco». Le mura erano composte da mattoni parallelepipedi fatti di argilla cruda seccata al sole. La scoperta ha permesso di mettere mano sui primi mattoni etruschi mai conosciuti fino ad oggi e su intonaci fatti di argilla. Addirittura è stata trovata una maniglia di una porta e resti di mobili in bronzo. Infine, adagiate su una specie di altarino, sei monete romane e etrusche: per l’epoca, un «piccolo tesoretto».
Vetulonia nel 79 a.C. batteva moneta per cui è ipotizzabile che fosse questa la ragione che permise a questa domus di non essere ancora stata rasa al suolo dalle guerre sillane, che invece avevano già devastato parte dell’Etruria.
Per l’epoca la domus venuta alla luce nel Grossetano rappresenta una casa di una grande importanza nella società, appartenente senza dubbio ad un signore del paese. Era destinata sia ad abitazione che ad attività commerciale e, probabilmente, nel corso della sua vita fu soggetta a ristrutturazioni e ampliamenti.
A luglio e agosto scorso - durante la ripresa degli scavi dopo vent'anni di stop - si erano accesi molti entusiasmi e si confidava in clamorose «sorprese». E le sorprese non sono mancate.

«Siamo davanti ad una parte della storia della città antica di Vetulonia, anteriore a quella sinora scoperta, assolutamente nuova e ricca di elementi di conoscenza utili a ricostruire le vicende storiche di una fra le principali città dell’antica Etruria», commenta la direttrice Rafanelli. Infine un auspicio: «Speriamo di continuare gli scavi e scoprire l’ingresso della casa». Un ingresso che potrebbe aprire la porta a nuovi segreti. Magari da testimoniare con il maggior numero di foto possibile.

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