Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.
Il fascismo c’è, vive. E non sta certo nei palazzi della politica, anzi. Lo abbiamo visto al salone del libro di Torino quando, uno sparuto gruppo di ragazze con fare squadrista, ha impedito al ministro della Famiglia Eugenia Roccella di parlare. Lo vediamo nelle pubblicità, nei film, nei cartoni animati riscritti per le nuove generazioni con un solo intento: imporre un pensiero. Imporre il pensiero, quello unico Lgbtq etc etc… attraverso la propaganda. Una nuova narrazione fatta in nome dell’uguaglianza.
Così tutto cambia, persino il vocabolario da usare. Il sindaco diventa “sindaca”; l’ingegnere si trasforma in “ingegnera” e così via. Per non parlare, poi, di chi si ostina ad usare addirittura la schwa, la “e” capovolta per intenderci, storpiando la lingua italiana. Sì, perché c’è chi vuole annientare il genere. Non più l’uomo e la donna ma l’individuo. Non più il padre e la madre ma il genitore. Uno e due se necessario. Una prepotenza fatta in nome dell’ideologia. Se questo non è fascismo. Così la “ə” diventa il manifesto degli squadristi del pensiero. Già, perché i militanti della “ə” non si accontentano di fare propaganda ma si spingono oltre. Imponendolo il pensiero, a volte con la violenza. Anche verbale.
È ovvio, la situazione ci sta sfuggendo di mano. Basta accendere la TV per vedere due uomini sposi che diventano famiglia (con tanto di bambino), basta andare al cinema per vedere la nuova Sirenetta (presto nelle sale anche in Italia) per accorgersene: protagonista nera (o di colore) con il padre bianco e una storia ingarbugliata. Una forzatura “perché bisogna adattarsi ai tempi” dicono, ma siamo noi a dettarli. Siamo noi i protagonisti di questo tempo, del nostro tempo. Ma non solo, oggi l’ideologismo entra anche nelle scuole materne o, peggio, negli asili come accaduto a Bari dove, una drag queen, Cristina Prenestina, con tanto di parrucca colorata e abito paillettes, e collana di perle, ha raccontato ai piccoli (ignari) una fiaba particolare. Deviata.
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Eccolo il fascismo. Bambini trasformati in piccoli balilla che, nonostante la tenera età, vengono plagiati. Che fretta c’è di imporre un pensiero? Nessuna. Basta crescere ed essere ben educati (da una madre e un padre) per scoprire il mondo. Quello delle drag queen e non solo. Eppure no.
Perché per Francesco Pierri, in arte Cristina, “è giusto raccontare un mondo nuovo, avere una narrazione che non si faccia alle favole che andavano bene per una società contadina con una morale patriarcale, ma che possa dare un immaginario nuovo alle nuove generazioni. Le identità, le famiglie stanno cambiando è giusto dare respiro anche alle favole” dice. Imponendole. Viva la libertà- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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