Ecco le nuove prove che faranno riaprire il processo Mediaset

Carte inedite dagli Usa e sette testi mai ascoltati nella richiesta di revisione presentata a Brescia. Ma la Procura di Milano cerca di smontare la difesa

Ecco le nuove prove che faranno riaprire il processo Mediaset

Roma - Un triangolo: il mediatore di diritti tv Frank Agrama, che compra a basso costo dal suo amico e responsabile vendite Paramount Bruce Gordon e, con alto margine di profitto, ven­de al manager acquisti di Media­set Daniele Lorenzano.
«Uno schema perfetto per di­strarre denaro » nel passaggio di film tra major americana e grup­po del Biscione, che diventa semmai la vittima del gioco. Lo spiega Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa nella nuova sede di Fi. Porta le carte americane per dimostrare la sua estraneità a questo disegno e chiedere alla corte d’appello di Brescia la revisione del proces­so Mediaset, con la condanna a 4 anni per frode fiscale. Il Cavaliere legge parola per parola la prima di 12 testimo­nianze,
7 nuove e le altre già pro­poste ai giudici ma respinte che, dice, lo «scagionano completa­mente ». È l’ affidavit in cui l’ex ad del gruppo Agrama Domini­que Appleby scrive: «Berlusco­ni non ha mai ricevuto nessun pagamento da Agrama, Gordon o Lorenzano‚ né da qualsiasi al­tra persona loro connessa. Non ha mai partecipato allo schema da loro ideato per spartirsi i pro­fitti ». E dunque, Agrama non sa­rebbe «socio occulto» del Cava­liere, che non avrebbe avuto van­taggi dalla triangolazione. Piut­tosto, ci potrebbe essere stata ai suoi danni quella truffa conside­rata «inverosimile» dai giudici.

La Appleby è stata interro­gata dal fisco Usa, che prepa­r a u n a causa contro Agrama e altri, per una gros­sa evasio­ne fiscale. L’United Sta­tes Revenue Service Investi­gation l’ha ascoltato tre vol­te, tra febbraio e giugno 2013. «Le persone di Pa­ramount - afferma lei nella testimonian­za giurata gi­à trasmes­sa alla procura di Mila­no, - pensavano che Agrama rappresentasse Mediaset, Mediaset pen­sava che rappresentasse Paramount. Ho partecipa­to a diverse cene in cui loro scherzavano su quanto stes­sero diventando ricchi con quel sistema. Ma che Berlusco­ni abbia ricevuto qualche benefi­cio è totalmente falso». Finora la Appleby non è com­parsa nel processo Mediaset. Tra l’’89 e il ’96 presidente della Harmony Gold Real Estate Fi­nance, Harmony Gold Film Fi­nance, Harmony Gold Finance, membro del board del Trinity College e titolare di altri importa­ti incarichi, viene definita dal Ca­valiere una «persona di livello». Era lei a controllare per Agrama conti bancari e pagamenti e ora giura di non aver «mai visto boni­fici » intestati a Berlusconi. Né di averlo mai incontrato, aver assi­stito a t­elefonate o fax che rivelas­sero un suo ruolo delle operazio­ni sui film. Racconta di aver sa­pu­to solo recentemente dell’an­damento dei processi del leader di Fi e, tra «shock» e «sconcer­to », di aver appreso a giugno che era accusato,scrive,di«un crimi­ne che sapevo bene non aveva commesso».La Procura di Mi­lano si affretta a precisare che, comunque, dal 2007 lei era a conoscenza dell’in­chiesta. È solo l’inizio del­la battaglia per la revisio­ne, perché stanno arri­vando, spiega il Cavalie­re, altre carte da Svizze­ra e Irlanda. Quest’ul­tima, ha raccontato proprio ieri con cu­rioso tempismo il Corriere della Se­ra , è finita sotto accusa da parte di Eurojust per i 7 anni di ritar­do per la ro­gatoria su Agrama. Ci sono anche 15 mila do­cumen­ti da Hong Kong, spiega Berlu­sconi, che confermano tut­ta la ricostruzione.

Poi conclude: «Credo che que­sta testimonianza, come le altre 11, smentiscano alla base quel­lo che ha deciso il collegio feriale della Cassazione. Andrò fino in fondo sulla revisione del proces­so e sul ricorso alla Corte Euro­pea per i Diritti dell’uomo: devo uscire da questo attacco per quello che sono, un cittadino esemplare».

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