"Era meglio mandarli a zappare". La replica alle proteste pro Palestina nelle università

La provocazione di Tommaso Foti, dal palco di Pescara, davanti alle immagine degli scontri per la Palestina

"Era meglio mandarli a zappare". La replica alle proteste pro Palestina nelle università
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Il tema degli scontri nelle università ha assunto carattere mondiale e anche nel nostro Paese, così come negli Stati Uniti, da settimane si verificano occupazioni da parte di collettivi politicamente schierati, che chiedono il totale appiattimento degli atenei sulle loro pretese. Non accettano dei "no" come risposta, vogliono che l'istituzione obbedisca ai loro diktat e, in caso contrario, sono pronti a inscenare lotte e guerriglie. Si è visto all'università La Sapienza di Roma in più occasioni, così come a Bologna e in altre città. La protesta si sta diffondendo a macchia d'olio in tutta Europa in un clima di tensione crescente che rischia di precipitare a un momento all'altro.

"Quando io vedo nelle università degli studenti, prevalentemente dei fuori corso, che pensano che la rivoluzione si realizzi rompendo l'accordo con questa o quella università israeliana così favoriamo la lotta del popolo palestinese, io mi chiedo se era meglio mandarli all'Università o a zappare, dove avrebbero sicuramente ottenuto risultati migliori", ha dichiarato il capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti, intervenendo al panel sulla libertà religiosa alla conferenza programmatica del partito a Pescara. Nei nostri atenei non si sono raggiunti i livelli di quelli americani, dove gli studenti ebrei sono costretti a non presentarsi nei campus. In diverse università la polizia ha compiuto in totale centinaia di arresti tra i manifestanti pro Palestina, che inneggiano ad Hamas e chiedono lo sterminio di Israele.

"Il segretario generale dell'Onu crede fermamente nella libertà d'espressione, incluso nelle strutture accademiche, e crede anche nel diritto delle persone di manifestare in modo pacifico. Ma è stato anche chiaro che non dobbiamo vedere una diffusione dilagante dei messaggi d'odio", ha detto il portavoce del segretario generale, Antonio Guterres. Nel frattempo, in Europa diversi rettori si stanno inchinando alle richieste degli studenti, che sono sempre le stesse e seguono il medesimo schema. Prima pretendono un incontro pubblico per esporre le loro idee sulla guerra in Palestina, ovviamente il panel dev'essere dedicato alle loro voci, senza contraddittori.

Successivamente, si aspettano che le università appoggino le loro rimostranze in toto, assecondando le richieste di boicottaggio e condanna a Israele. Se questo non avviene sono pronti a occupare rettorati e a scatenare la lotta. Un copione visto e rivisto che si ripete uguale dall'Italia agli Stati Uniti.

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