Europa laicista in ginocchio dal Papa

Sembrava agli europei che ogni sospiro papale fosse da respingere come un'intromissione. Invece, anche a livello continentale, assistiamo al solito mercato dei valori

Papa Francesco e Martin Schultz
Papa Francesco e Martin Schultz

Ma che carino quel signore, porta pure i doni, come un re magio: un libretto di preghiere e un volume sul duomo di Aquisgrana. E quant'è commosso mentre sfoglia con Papa Francesco l'album fotografico che ricorda la visita di Wojtyla al Parlamento di Strasburgo. Di più: vorrebbe tanto che anche l'attuale pontefice ripercorresse la stessa strada, salendo a parlare nell'aula europea, magari ripetendo lì lo storico discorso della Vergogna che ha scosso i cuori dopo l'immane tragedia di Lampedusa. Sua santità, l'aspettiamo: venga a illuminarci, ci indichi la via...
Sembra di sognare, leggendo le cronache vaticane delle ultime ore. Un certo Schulz, sosia e omonimo dell'altro Schulz che rivendica tutte le volte la laicità del Vecchio Continente, negando e rinnegando le radici cristiane, auspicando anzi che le tonache si tengano a debita distanza dalle faccende politiche e istituzionali, perché sia ben chiaro, da noi non sono pensabili regimi teocratici, tanto meno semplici condizionamenti: sì, proprio uno Schulz di questo genere, sosia e omonimo, non esita a mettersi in ginocchio davanti alla suprema guida della Chiesa, invocando il suo intervento, le sue parole, il suo contributo.
Ma non s'era fatto tutto un altro discorso? Sembrava agli europei che ogni sospiro papale fosse da respingere come un'intromissione. Invece, anche a livello continentale, assistiamo al solito mercato dei valori, pratica da noi italiani piuttosto nota: quando fa gioco, il Papa è inappellabile guida e altissima autorità morale, quando si mette un po' di traverso deve starsene alla larga dalle cose pubbliche.
Il devoto Schulz, sosia e omonimo dell'ultrà laico che presiede il Parlamento, condivide in queste ore drammatiche di immigrazione barbara l'opinione del papa: «È una vergogna, per la parte ricca del mondo, che delle persone debbano morire a pochi metri dalle nostre coste e dalle nostre frontiere». Bravo, questo sosia e omonimo: definisce «nostre», dell'Europa, le stesse frontiere che il presidente del Parlamento - lui e gli altri - ha sempre manifestamente considerato di esclusiva pertinenza italiana. Arriva a dire «ciò che l'Europa deve fare è la riforma dell'intero nostro sistema di immigrazione». Ma va?
Ultim'ora: insistenti voci di agenzia sostengono che dal Papa non si sia inginocchiato un sosia e omonimo del presidente europeo, ma proprio il presidente in persona.

Strabiliante. In un ipotetico e futurissimo processo di beatificazione per Francesco, già accreditato il primo miracolo: la trasformazione del presidente Schulz nel pio Schulz. Sempre che non si tratti si un meschino travestimento.

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