False tessere Pd, faida Renzi-Cuperlo

I sostenitori del sindaco di Firenze accusano l'avversario alla segreteria: "Denunce strumentali, la colpa è dei suoi"

Matteo Renzi e Gianni Cuperlo all'assemblea del Partito Democratico a Roma
Matteo Renzi e Gianni Cuperlo all'assemblea del Partito Democratico a Roma

Roma - La diagnosi più aspra la fa Roberto Morassut, veltroniano schierato con Renzi e «commissario» inviato dal Pd in Puglia a verificare i brogli denunciati nelle votazioni congressuali: «Il dato drammatico è che sta emergendo la natura di un partito diviso non in correnti, che nel bene e nel male sono espressione di posizioni politiche, ma in piccole cordate che mirano solo alla gestione del potere. E dobbiamo porre rimedio subito, perché i partiti della Prima Repubblica sono morti proprio così, quando è sparita la politica ed è rimasta solo la lotta per il potere».

Lo scandalo del tesseramento gonfiato nei congressi provinciali non si placa, anzi diventa un'arma della battaglia per le primarie. Martedì si riunirà a Roma la commissione di Garanzia, chiamata ad esaminare i casi più eclatanti (Lecce, Cosenza, Asti, Frosinone, la provincia di Roma) e ad annullare i congressi inquinati. Ma intanto la polemica infuria. Gianni Cuperlo ha lanciato un appello a fermare la «degenerazione» e a bloccare il tesseramento. Peccato, gli rispondono dal fronte renziano, che siano stati proprio i suoi sostenitori, nella persona di Nico Stumpo, a chiedere di tenere aperte le iscrizioni ad libitum. E Lorenzo Guerini, uomo del sindaco nella Commissione Congresso, denuncia che il meccanismo anomalo è stato messo in moto fin da marzo, quando «da Roma sono state spedite alle federazioni provinciali centinaia di migliaia di tessere in bianco, il 150% di quelle emesse nel 2009, anno in cui ci sono stati più iscritti al Pd. Un esempio? A Lecce, dove c'erano stati 3.900 iscritti, sono state mandate 16mila tessere». Il fatto che Lecce, ad esempio, sia un feudo dalemiano non è casuale. «Di certo - dice Guerini - ad avere in mano quei chili di tessere non erano i renziani, che di federazioni non ne controllano quasi nessuna. E quando ho posto il problema, dall'Organizzazione hanno risposto che aveva sbagliato la tipografia...».

Il fronte anti-Renzi però cerca di gettare la croce sul sindaco: «Come candidato favorito è coinvolto in questo caos da attore principale», tuona Beppe Fioroni, supporter di Cuperlo. «Se con le tessere a basso costo succede questo, alle primarie a basso costo cosa accadrà? Chi ci garantirà dai brogli?». Gli replica il renziano Davide Faraone: «Le ombre sulla gestione del tesseramento ricadono su chi c'è stato finora, non su chi l'8 dicembre sarà chiamato a cambiare». Il sindaco di Firenze mostra un certo distacco dal putiferio, e punta tutto su quella che i suoi chiamano «la partita vera», ossia le primarie dell'8 dicembre: «È lì che voteranno liberamente i cittadini, e non le cordate degli apparati locali». La preoccupazione, se mai, è di contrastare la disaffezione che le storiacce di risse e imbrogli in giro per le federazioni del Pd potrebbe provocare, scoraggiando la partecipazione, già resa più difficile dalla data imposta dai bersaniani: un giorno festivo, e a ridosso del Natale. E i renziani accusano di «strumentalità» le denunce di Cuperlo: «Ma come, fino a ieri i suoi facevano comunicati trionfanti per dire che stava vincendo a man bassa i congressi provinciali e ora dicono che vanno fermati? Forse non stanno andando cosi bene». In effetti, fare un bilancio nazionale dei congressi si sta rivelando improbo: le alleanze sui candidati locali sono frastagliate e sovrapposte, ed è impossibile dire chi vince.

Nella partita nazionale, i sostenitori di Cuperlo sperano di superare l'asticella del 30%, ma sarà dura: «Se restano sotto - dice un dirigente renziano - per D'Alema, Bersani e compagnia sarà un disastro. Ed evitare una scissione a sinistra sarà difficile».

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