Fango su Meloni, riparte l’attacco

I media di sinistra riciclano vecchie ipotesi sul padre. Lei glissa: «Rispondiamo coi fatti»

Fango su Meloni, riparte l’attacco
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Ci riprovano. Ritorna il fantasma di Franco Meloni, padre di Giorgia che con le figlie ebbe sempre un pessimo rapporto: l’uomo è morto nel 2012 ma le sue disavventure tengono banco da quando lei è diventata premier. Ora La Repubblica fa da apripista al programma Report che domenica sera racconterà la storia dell’arresto di Meloni senior: alle Baleari in Spagna, nel 1995, quando la barca di Meloni fu controllata dalla polizia spagnola che trovò a bordo la bellezza di 1500 chili di hashish.

Così il quotidiano si muove fra carichi di droga, boss, pezzi della camorra e, naturalmente, i tentativi delle mafie di entrare in contatto con esponenti di Fratelli d’Italia, meglio se in Lombardia. Dal passato al presente, dunque, stringendo in un unico affresco criminale un segmento di storia e l’immagine di Palazzo Chigi. I genitori di Giorgia e Arianna, Franco Meloni e Anna Paratore, sono materia di un’intera biblioteca, le loro esistenze sono state scandagliate in lungo e in largo, si sono cercate zone d’ombra e silenzi della premier, anche se non si è trovato nulla di nulla. Solo un legame fortissimo con Anna, il gelo assoluto con Franco, scomparso dai radar nel 1998, quando la futura premier aveva undici anni.

E però queste saghe non invecchiano mai e ora vengono riproposte: oggi l’annuncio, domenica sera il piatto forte in tv. L’intervista al pentito. Nunzio Perrella, la ricerca di elementi sul boss Michele Senese, forse il dominus di quel lontano viaggio del padre di Giorgia. Lei si tiene a distanza, poi affida a X una breve replica, senza lasciarsi trascinare nel gorgo: «Agli attacchi gratuiti e alle polemiche strumentali degli ultimi giorni da parte di certa opposizione, questo governo continua a rispondere con fatti e risultati».

Repubblica e Report non vengono nemmeno nominati, la premier ci tiene a far sapere agli italiani che si va avanti con il progetto riformatore: «Soddisfatta in modo particolare dalle ultime rilevazioni Istat che certificano segnali positivi in tema di lavoro, con la disoccupazione che scende e l’occupazione che in un anno è aumentata di oltre 600 mila unita». Questo è quello che conta e su questo si misurerà il consenso per Meloni, il resto più di tanto non appassiona.

È normale che il presidente del consiglio sia vivisezionato, ma nel caso della leader di Fratelli d’Italia ci sono alcuni temi ricorrenti in modo quasi ossessivo. Uno è la biografia oscura del padre, l’altro è naturalmente il rapporto fra Giorgia e il Fascismo. O meglio, il riemergere di simpatie per il ventennio in alcuni spezzoni dell’ultradestra che non ha mai rinnegato le proprie radici. Ecco quindi le furibonde disquisizioni sulle commemorazioni della strage di Acca Larentia, con i giovani che hanno alzato il braccio, innescando la reazione scandalizzata della sinistra.

Meloni vuole essere giudicata su altro. Su X dopo aver ricordato la performance dell’occupazione scrive: «Dati incoraggianti che ci spingono a fare sempre meglio, con politiche concrete per tagliare le tasse ai lavoratori, aiutare chi produce la ricchezza e chi crea occupazione. Per un’Italia che riparte dal merito e dalla crescita».

Insomma, si va avanti nel tentativo di modernizzare il Paese e dare slancio all’industria. Report però si occupa di quel che accadde nel 1995 a Minorca.

E ipotizza che Franco Meloni lavorasse per il boss Michele Senese: ecco l’ intervista al collaboratore di giustizia Nunzio Perrella, che carica la narrazione di dettagli e suggestioni. Avanti così, fra il 2024 di Acca Larentia, che secondo Elly Schlein sembra il 1924, e il 1995 di Meloni senior. Storie di un altro secolo.

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