Le toghe "salvano" gli attivisti rossi che assaltarono il gazebo della Lega

Assolti i dieci attivisti finiti sotto processo a Roma in relazione ai disordini avvenuti nel febbraio 2016. Gli scontri coinvolsero anche un gazebo di "Noi con Salvini"

Le toghe "salvano" gli attivisti rossi che assaltarono il gazebo della Lega

Il fatto risale al 2016. Dieci persone tra cui sei uomini e quattro donne avevano “assaltato” un gazebo della campagna elettorale di “Noi con Salvini” nel febbraio 2016. Dopo sette lunghi anni arriva il verdetto finale della giustizia: l’assoluzione di tutti e dieci gli imputati. L'ennesima sentenza a favore dei centri sociali

L'assoluzione

“Il fatto non sussiste”. Così il giudice monocratico Mario Erminio Malagnino della IX sezione del tribunale della Capitale ha assolto i dieci attivisti che erano finiti sotto processo a Roma in relazione ai disordini avvenuti, nel febbraio del 2016 in piazza Malatesta nella zona di Tor Pignattara. Disordini che avevano coinvolto anche un gazebo di “Noi con Salvini”. Non sono bastate le violenze degli attivisti "rossi" ai danni di un gazebo leghista che il segretario del Carroccio aveva prontamente denunciato: "Roba da imbecilli, andrebbero ficcati in galera. Questi centri sociali andrebbero chiusi".

Il giudice ha dichiarato l’assoluzione di tutte le dieci persone coinvolte perché "il fatto non sussiste" sia rispetto ai reati di attentato e danneggiamento sia per non aver commesso il fatto rispetto alle contestazioni di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Dichiarata inoltre la prescrizione per l’ipotesi del travisamento. Esultano ovviamente gli avvocati Francesco Romeo e Leonardo Pompili, difensori di cinque dei dieci imputati: “Questo processo ha costituito un esempio deteriore di accanimento persecutorio da parte della Procura nei confronti degli attivisti dei movimenti sociali cittadini”.

Le accuse, giova ricordarlo, erano di attentato e danneggiamento, nonché di lesione e resistenza a pubblico ufficiale e travisamento. La procura capitolina era riuscita solo a ottenere la misura cautelare dell’obbligo di firma nei confronti degli imputati. Un provvedimento che venne poi annullato dalla Cassazione. Nel procedimento Matteo Salvini aveva chiesto di costituirsi parte civile ma l’istanza non era stata accolta.

L'assalto al gazebo nel 2016

L’assalto al gazebo della campagna elettorale di “Noi con Salvini” risale al 27 febbraio 2016. Il gazebo di piazza Roberto Malatesta a Tor Pignattara, allestito in vista delle elezioni comunali, era stato preso di mira da una decina di persone. La questura di Roma, ricostruendo la dinamica dei fatti, dava conto di un gruppo di 15 persone,“presumibilmente dell’area antagonista romana”. Il giudizio della questura della capitale era negativo: “Il gazebo di piazza Roberto Malatesta è stato preso di mira da una quindicina di persone che, secondo quanto si apprende, hanno strappato i volantini, ribaltato i tavoli e aggredito un agente che aveva fermato uno dei contestatori”.

La reazione di

Matteo Salvini era stata immediata:“Al prossimo gazebo a Tor Pignattara – dichiarava il segretario della Lega – ci sarò anche io. Il posto giusto per i violenti rossi non è la piazza, ma la galera”.

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