La sinistra parte all'attacco del vicepremier Matteo Salvini che, dopo la cattura di Filippo Turetta, ha twittato: "Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita".
La prima ad criticarlo è stata Elena Cecchettin, sorella della vittima, che su Instagram, ha scritto: "Ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché 'di buona famiglia'. Anche questa è violenza, violenza di Stato". Pronta la replica di Salvini: "Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Per stupratori e pedofili - di qualunque nazionalità, colore della pelle e stato sociale - castrazione chimica e galera. Questo propone la Lega da sempre, speriamo ci sostengano e ci seguano finalmente anche altri". Da questo momento in poi è partita la controffensiva della sinistra."Salvini intende castrare gli stupratori prima o dopo la violenza? Nel primo caso pensa ad una operazione di massa?", si chiede Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, che aggiunge: "Triste che un leader politico non rinunci alla sua fetta di propaganda neanche in un giorno così triste". L'esponente della sinistra radicale critica Salvini che "torna sul refrain punitivo e vendicativo della castrazione chimica per gli stupratori" e "non riesce proprio a capire che il problema è la prevenzione e soprattutto una trasformazione profonda della forma mentis?". Secondo Zanella, Salvini "forse dovrebbe umilmente chiedere venia per tutte le volte in cui si è reso complice di una cultura veteropatriarcale, o si è dimenticato delle bambole gonfiabili esibite per attaccare politicamente la ex Presidente della Camera, per non parlare del vanto "celodurista!!". Ancora più forte è il commento di Elisabetta Piccolotti, deputata di AVS e moglie di Nicola Fratoianni, che sui social non usa mezze misure col leader della Lega: "Salvini pensa che le donne siano senza cervello? Crede davvero che possiamo sentirci più sicure perché invoca carcere a vita e pene accessorie? Filippo Turetta ha ucciso Giulia perchè confidava di evitare l'ergastolo? Una vergogna avere uomini ignoranti e ipocriti al Governo".
Non meno tenera è l'eurodeputata del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picerno, che su Facebook scrive:"Caro ministro Salvini, non ce ne facciamo niente del tuo post del giorno dopo, caro ministro Valditara, non serve a niente l'ennesimo tavolo, cara ministra Roccella, di un nobile carteggio tra noi, come vede, non ce ne facciamo niente, cara presidente Meloni, senza femminismo il tetto di cristallo rotto diventa solo l'ennesimo paravento". Secondo la Picerno, la lotta al femmincidio e alla violenza di genere non possono non passare dalla ratifica e dalla "piena applicazione della Convenzione di Istanbul", oltre che attaverso una"lotta reale ai modelli patriarcali culturali, sociali ed economici" che si esprime rendendo "obbligatoria l'educazione sessuale e all'affettività nelle scuole". La Picerno, poi, sentenzia: "Non c'è un fattore che serve meno in questa battaglia e mi dispiace dirlo ma piangere il giorno dopo, l'ennesimo, tragico femminicidio sui social serve a poco". L'eurodeputata dem ritiene centrale "impedire che la prima violenza sia quella istituzionale sul corpo delle donne" e, allo stesso modo, "è centrale uscire dalla trappola della vittimizzazione secondaria". Secondo la Picerno "il sangue di Giulia Cecchettin e delle donne vittime di violenza e femminicidio, non può essere lavato via".
Anche la senatrice dem Valeria Valente non lesina critiche al vicepremier: "Il ministro Salvini ha chiarito bene come la pensa, semmai ce ne fosse stato bisogno: il suo personale senso della giustizia si confonde con la legge del taglione. E da questa granitica certezza lui soffia sul fuoco del dolore e della rabbia, legittimi e umani in un momento come questo, pensando di racimolare consenso". Per la Valente si tratta di "un gioco meschino e indegno del ruolo e della responsabilità istituzionale che il ministro e vicepremier ricopre". Anche se "la dinamica degli eventi è fin troppo chiara", secondo la senatrice dem, "in uno stato di diritto colpevolezza e pena si determinano nel corso di un processo". Ecco, dunque, perché "Salvini - come chiunque speri di lucrare facile consenso sul dolore degli altri - avrebbe fatto bene a risparmiarci le sue inutili dichiarazioni di ferocia".
La Valente non ha dubbi:"Bisogna cambiare proprio questa cultura machista. Chi commette un femmincidio non è un malato, ma un individuo che agisce una cultura patriarcale di possesso e sopraffazione dell'uomo sulla donna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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