Mentre a Torino parte il primo corso universitario d'Italia sulla Teoria Queer e Gender, promosso dalle stesse persone che negano che esista la teoria gender, a Roma - in una gara a ottenere l'esclusiva a chi sia più inclusivo - il sindaco Gualtieri ha lanciato una campagna arcobaleno a sostegno dell'affido familiare, cioè l'intervento temporaneo di aiuto a bambini in difficoltà che viene disposto quando i genitori non sono in grado di occuparsi di loro. Che è una cosa bellissima, naturalmente: un bambino senza genitori è molto meglio sia accolto da una coppia che può donargli amore e benessere anziché finire in una casa-famiglia.
Cosa c'è di sbagliato?
La pubblicità. Che non è solo l'anima del commercio, ma il braccio forte della propaganda. Sulla pagina Facebook di «Roma Capitale» il post dedicato all'istituto dell'affido temporaneo (che spesso poi diventa definitivo) promuove l'iniziativa con una serie di gioiose locandine illustrate. Bene.
In una, la famiglia affidataria è composta da due papà senza barba; in un'altra, da due papà con la barba (curioso caso di patriarcato gay); in un'altra ancora, da due mamme coi capelli lunghi; e infine da due mamme coi capelli corti. Soltanto coppie omosessuali.
Una vera sfida alla statistica. Abbiamo faticato un po' a trovare una locandina con una mamma e un papà, ma alla fine l'abbiamo trovata. Lui è nero.A riprova che esistono diverse tipologie di affido. Ma una sola ideologia dominante.
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